Sono sempre i crisantemi i fiori preferiti dai romani nella settimana del 2 novembre. L’associazione dei Florovivaisti Italiani stima che quasi 8 milioni di italiani hanno comprato fiori nella ricorrenza dedicata ai morti. Il lungo ponte di Ognissanti è tradizionalmente un periodo cruciale per la commercializzazione di fiori recisi.
Il fiore più acquistato, come ogni anno, è il crisantemo –si stima uno su due- da sempre associato al 2 novembre. La tradizione è nata perché il crisantemo fiorisce proprio nel mese di novembre, ma è esclusivamente italiana perché nel resto del mondo il fiore dei morti –altrove chiamato “margherita dal 16 petali”- è simbolo di gioia ed è regalato in occasione di matrimoni.
Probabilmente la sua lunga durata (fino a 20 giorni) può aver contribuito a renderlo prima scelta per addobbare i nostri cimiteri. Ma c’è anche un’altra particolarità che lo ha associato nella tradizione popolare al mistero delle anime morte: il crisantemo è, infatti, l’unico fiore fotosensibile che ama l’oscurità. Il bocciolo per fiorire ha bisogno di non essere esposto alla luce e un clima nuvoloso è ideale per il suo sviluppo tanto che, in caso di troppa luminosità, i produttori sono costretti a coprire le coltivazioni con teli neri per non far penetrare raggi di luce.
Secondo l’associazione dei Florovivaisti Italiani l’annata per la produzione di crisantemi è stata positiva e i prezzi in linea con il 2018. Attualmente in commercio sono molte le varietà, dalla più comune chiamata Spider (petali allungati e sottilissimi, tanto da ricordare le zampe di ragno), 2 euro per uno stelo, a quella più pregiata, la Turner che arriva fino a 10 euro.
Nonostante il trend favorevole, i Florovivaisti Italiani registrano, come ogni anno, una progressiva riduzione delle aziende dedite alla produzione di questo fiore che ha bisogno di notevoli investimenti per le buone prassi di coltivazione, che richiedono attrezzature specializzate e manodopera esperta, concentrata nella decade fra il 12 e 23 ottobre. Anche la peculiarità tutta italiana che ne limita la commercializzazione alla ricorrenza dei defunti non incentiva la produzione, principalmente in Toscana, Campania, Puglia e nella regione dove è nato il florovivaismo, la Liguria, dove a fine ‘800 le famiglie reali che svernavano sulla costiera alimentarono l’interesse per l’aspetto ornamentale di piante e fiori.
