Cucchi: il 14 novembre due sentenze, per medici e Cc

Difesa, in ospedale fatto il possibile,assolveteli no prescritti

Stefano Cucchi

Il 14 novembre sara’ il giorno della verita’ per il caso Cucchi. Un unico giorno nel quale si definiranno le vicende processuali relative alla morte di Stefano Cucchi, il geometra romano arrestato nell’ottobre 2009 per droga e poi morto una settimana dopo nel Reparto detenuti dell’Ospedale Sandro Pertini di Roma. Il prossimo 14 novembre, infatti, oltre ad essere la data nella quale sara’ definito in primo grado il processo a cinque carabinieri, tre dei quali accusati di omicidio preterintenzionale per il pestaggio avvenuto in caserma, sara’ anche il giorno in cui sara’ definita per la terza volta in appello la posizione di cinque medici per i quali e’ ancora ‘in vita’ l’imputazione di omicidio colposo dopo due rinvii da parte della Corte di Cassazione. Oggi, il processo ai cinque medici del “Pertini”, ha registrato l’intervento dell’ultimo difensore. La sentenza di meta’ novembre scrivera’ la parola fine a un iter processuale tortuoso che ha interessato il primario del Reparto di medicina protetta dell’ Ospedale Pertini di Roma, Aldo Fierro, e altri quattro medici, Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo.

Tutti furono portati a processo inizialmente per l’accusa di abbandono d’incapace (nello stesso processo c’erano imputati anche tre infermieri e tre agenti della Polizia penitenziaria, assolti in via definitiva): condannati nel giugno 2013 per il reato di omicidio colposo, gli stessi medici furono successivamente assolti in appello. E da li’, l’inizio di una nuova vita processuale fatta di un intervento della Cassazione che ha rimandato indietro il processo, di nuovi giudici che confermarono quell’assoluzione, di una nuova Cassazione che rinvio’ per questo nuova attivita’ dibattimentale. E il Pg nella sua requisitoria disse che “questo processo dovra’ concludersi con una declaratoria di prescrizione del reato, ma e’ una sconfitta della giustizia”. Nessuna prescrizione, ma assoluzione piena: e’ la richiesta che ha accomunato tutte le difese dei medici che sono sotto processo. Oggi, arringa dell’ultimo dei difensori iscritto a parlare. “Per la settima volta affrontiamo questa discussione – ha detto l’avvocato Gaetano Scalise, difensore del primario del Pertini – Vi chiediamo di affrontare questo processo. Il Pg ha detto che questo e’ stato un processo nato male, ma questo non puo’ essere addebitabile a noi”.

Per il resto, il penalista ha sostenuto che “i medici ci hanno provato a fare cio’ che i periti ipotizzano. Cosa avrebbero potuto fare di piu’? Quella di Stefano Cucchi e’ stata una morte improvvisa e inattesa, nessuno avrebbe potuto prevedere che quel paziente potesse morire. Avete un compendio probatorio che trasuda di sentenza d’assoluzione, al di la’ della prescrizione”. Il 14 novembre sara’ un giorno cruciale anche per il processo che vede imputati cinque carabinieri. Per il pestaggio in caserma che per l’accusa porto’ alla morte Cucchi, il pm ha chiesto una condanna a 18 anni per omicidio preterintenzionale e abuso d’autorita’ per i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro. Per il carabiniere Francesco Tedesco, l’imputato-testimone che con le sue dichiarazioni ha fatto piena luce su quel violento pestaggio, il pm ha chiesto l’assoluzione ‘per non aver commesso il fatto’ dall’omicidio preterintenzionale, e 3 anni e mezzo per l’accusa di falso. Chiesti 8 anni per falso per il maresciallo Roberto Mandolini, all’epoca comandante interinare della Stazione dei carabinieri Roma Appia. Per l’accusa di calunnia, contestata al carabiniere Vincenzo Nicolardi e ai colleghi Tedesco e Mandolini il pm ha sollecitato una sentenza di non procedibilita’ per prescrizione.

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