Cucchi: medico famiglia, non è morto di epilessia o inanizione

Lo ha detto il neurologo Alessandro Rossi, consulente della famiglia Cucchi, durante l'udienza al processo sulla morte del giovane detenuto

Stefano Cucchi

“È insostenibile l’ipotesi di una morte per Sudep (‘Sudden Unexpected Death in Epilepsy’, ovvero morte improvvisa e inattesa di soggetti che soffrono di epilessia) di Stefano Cucchi. Inoltre non è plausibile una morte da inanizione. Escludo che quest’ultima possa uccidere in cinque giorni”. Lo ha detto il neurologo Alessandro Rossi, consulente della famiglia Cucchi, durante l’udienza al processo sulla morte del giovane detenuto escludendo così anche la morte per inanizione, cioè una forma estrema di malnutrizione e conseguente decadimento.

Nel corso dell’udienza, Rossi ha anche illustrato i fattori di rischio nei pazienti che possono sviluppare la tendenza alla Sudep, sottolineando che “nessuno dei pazienti rientra nelle condizioni di Cucchi. L’ipotesi della Sudep per Stefano si basa quindi solo su opinioni”.

“Per otto anni Cucchi, affetto da epilessia, non ha avuto crisi epilettiche, se non in un periodo in cui si sospetta la scarsa aderenza alla terapia – ha aggiunto il neurologo Alessandro Rossi -. La Sudep può avvenire a distanza di un giorno circa da una crisi tonico clonica (un tipo di crisi epilettica, ndr) che però non è stata descritta durante il periodo di detenzione di Stefano”. Per Rossi, “la Sudep può essere ipotizzata solo quando non è associata ad altre cause di morte, in quanto queste ultime sarebbero oggetto di esclusione della stessa Sudep”.

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