Degrado: Roma invasa dall’erba alta, foglie secche e rifiuti, pulizia affidata ai volontari

Impietoso reportage di 'La Repubblica' sulla crescente situazione di incuria in cui il Comune lascia la Capitale 

photo credit- @gianni_pinelli

Erba incolta mista a rifiuti che si impossessa dei marciapiedi, dei guard-raiì, delle conche lasciate vuote dagli alberi caduti o abbattuti e mai sostituiti. Cespuglietti accartocciati che si insinuano tra i sanpietrini e i conci dei rioni storici, delle mura romane. Tappeti di foglie secche tirate giù dall’anomalo vento agostano che già otturano caditoie e tombini. Com’è triste la capitale attraversata da sacche di incuria e di dimenticanza, senza decoro, senza rispetto.

Così ovunque, dalla città storica alla periferia, ai quartieri di lusso. Lo documenta un Reportage di ‘La Repubblica’.  L’assessora comunale al Verde Laura Fiorini parla di un maxi investimento di 48 milioni di euro per lo sfalcio e le bonifiche, – scrive il quotidiano – ma ci si chiede se gli interventi siano mai stati effettuati.

E l’Ama, tutta presa dall’emergenza rifiuti, figuriamoci se pensa alla pulizia della città. A San Lorenzo, lungo i marciapiedi di via Porta Tiburtina, si trova di tutto: rami, ciuffi di capperi, amaranto, parietaria. Gomme delle auto lasciate per strada vicino ad aiuole non curate, sacchi di plastica con i vestiti usati, nascosti tra l’erba alta.

Frate Augusto, francescano dell’Immacolata, pulisce il marciapiedi. “Un gruppo di noi viene qui ogni sabato, anche se è previsto un servizio di pulizia che invece non si vede”, dice a ‘La Repubblica’.

Vestiti usati e lasciati a terra anche in via dei Peligni, con corredo di bottiglie della birra, buste e cassette di plastica, preservativi, cartoni della pizza. Tutto lasciato così, sotto il sole, con le mosche che banchettano.

A via Giovanni Giolitti, zona Termini, non si salvano neanche i binari del tram: dentro ci cresce la pianta dell’olmo e le radici hanno rotto il marciapiede vicino al guard-rail. Intorno, i cespugli di erba gatta. Non c’è scampo: dovunque degrado chiama altro degrado, incuria si sovrappone ad altra incuria.

A San Giovanni, oltre all’erba incolta sui marciapiedi, come a via Foligno con le piante di Ailanto, la più infestante delle specie, la vegetazione non bonificata è anche circondata dall’immondizia. Buste di plastica in via Cesare Baronio. Parietaria in via Bobbio, vicino ai cassonetti dei rifiuti.

Spostandosi di zona la situazione non cambia. Poco lontano da piazza Verbano e da Villa Ada, in via Archiano, il passaggio per i pedoni è ormai invaso dalle piante. Da una parte l’albero di Robinia pseudoacacia, cresciuto in maniera disordinata e scomposta, dall’altra le piante del proprietario della casa, che sono andate oltre il muro dell’abitazione. In mezzo i passanti che fanno fatica a camminare evitando la giungla.

La piaga più recente sono le foglie che rendono difficile camminare sui marciapiedi e otturano i tombini. Ai Parioli i marciapiedi sono spariti, ricoperti dai tappeti di fogliame.

“Quello che si vede è il risultato di cinque anni di inerzia da parte del Comune – accusa Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – II decoro della città non si può reggere unicamente sull’attività del volontariato. I cittadini e le associazioni hanno fatto cose egregie, a fronte del nulla da parte del Comune. Ora le sterpaglie che proliferano sono un rischio anche per gli incendi. In via dei Platani, a Centocelle, l’acquedotto Alessandrino non si vede più per la vegetazione incolta, che si infila nella muraturae scardina i conci. Poi arriveranno le piogge, troveranno le mura indebolite e faranno il resto”.

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