Lo scenario, dentro e fuori il secondo scalo ferroviario della capitale, è ben diverso da quello tratteggiato solo due giorni dalla sindaca Virginia Raggi sul suo profilo Facebook: “È terminata la prima fase dei lavori dopo la demolizione della Tangenziale Est – afferma questo quartiere ha finalmente cambiato volto”. È quanto emerge da un reportage di ‘La repubblica’ che ha interpellato i passeggeri che transitano e il personale della stazione.
Il breve tragitto tra i binari della stazione e il capolinea dell’Atac è un percorso a ostacoli. Ogni dettaglio rimanda agli ultimi cinque anni di gestione cittadina. Un esempio? Il tapis roulant di collegamento con il binario 5, da cui partono i treni navetta per l’aeroporto di Fiumicino: “Da quando quattro anni fa ci fu l’incidente con i russi alla metro Repubblica – attacca Francesco Maria Tiraterra, 24 anni, uno studente in agraria appena arrivato da Perugia e in partenza per Bilbao – l’hanno disattivato saldandoci sopra una lastra di metallo, che senso ha?”.
Non è un caso isolato. Appena varcata la soglia della stazione lo sguardo rimbalza sulle prime transenne posizionate davanti a due rampe di scale mobili fuori servizio. A metà del corridoio al secondo piano c’è il negozio di cosmetica dove è impiegata Martina Marziali, 22 anni. “Tiburtina è una giungla – dice a ‘La Repubblica’ – due settimane fa ho avuto paura, ho dovuto sporgere una denuncia per molestie contro un ragazzo straniero che alle 19.40 è entrato nel negozio e ha iniziato a importunarmi, voleva entrare nel retrobottega: mi sono messa a urlare, ma qui c’era il deserto”.
Dopo la chiamata al numero di emergenza è arrivata la Polfer e ha bloccato l’uomo. “La stessa cosa – aggiunge Marziali – m’era già successa ad aprile”. I due negozi di fronte al punto vendita dove lavora Marziali sono chiusi da tempo. Nessuno ha sentito le sue grida d’aiuto. Proseguendo lungo il corridoio si scende al piano inferiore per raggiungere l’uscita che da su piazzale Spadolini, dove Raggi ha posizionato le fioriere anti-migranti: ancora una scala mobile fuori uso, cavi elettrici che pendono dal soffitto.
L’esterno della stazione è peggio. Per via del cantiere, l’unico tratto di marciapiede che collega il piazzale della stazione con l’autostazione e via Tiburtina, è ridotto a una latrina: l’asfalto è intriso di deiezioni umane, invaso da montagne di rifiuti e giacigli di fortuna.
“È una vergogna – sbotta Andrea Girardini, un impiegato 46enne – perché l’Ama non pulisce?” Altro che riqualificazione, “si sono dimenticati di costruire i bagni di servizio – osserva Giovanni, un autista 49enne al volante del 409 – non abbiamo neppure i wc chimici: è come lavorare nel deserto”.
Adesso, nonostante i correttivi richiesti “nella sede di una commissione Trasparenza ad hoc che si è riunita il 3 agosto – ragiona il consigliere comunale dem Giovanni Zannola – 300 autisti e verificatori si ritrovano un capolinea inadeguato alle loro esigenze. I cittadini avevano presentato una delibera di iniziativa popolare, accompagnata da circa 8mila firme, chiedendo spazi pedonali e verdi, aree ciclabili. Il consiglio comunale l’ha bocciata”. Gli alberi sono stati abbattuti. Sradicati come il cartello di divieto di sosta che giace in terra, mangiato dalle erbacce e nascosto sotto due sacchi di spazzatura, sul marciapiede in via Mazzoni, invasa dai furgoni dei venditori ambulanti.