«È la stanchezza che ammonisce». Con queste parole Pasquale Basilicata lascia suo posto di direttore generale dell’università Roma Tre. Si dimette in «anticipo rispetto alla scadenza naturale del 31 ottobre» di quest’anno.
L’ha messo nero su bianco in una lettera scritta «all’inizio della pausa estiva», ma firmata e consegnata all’ateneo solo ieri «per non turbare la calma feriale». E ancora: «Avverto la necessità affettiva, prima ancora che istituzionale, di mettere Roma Tre in un’area di totale sicurezza e serenità, in cima ai miei interessi».
Parole che lasciano intravedere l’ennesima spaccatura all’interno dell’università dove già a marzo del 2022 si era dimesso l’alierà Rettore (il secondo in cinque anni) Luca Pietromarchi. «Nell’ultimo anno si sono create troppe contrapposizioni, non ci sono più le condizioni politiche per andare avanti», aveva detto, parlando successivamente di «due parti, per non dire partiti» all’interno del consiglio d’amministrazione. Una vicina a lui e una vicina al direttore generale, «connotate da visioni molto diverse sul campo».
Il clima di tensione, alla fine, era deflagrato nelle dimissioni di Pietromarchi. Ieri, a distanza di un anno e mezzo, in parte anche perle stesse motivazioni, a lasciare è stato Basilicata, arrivato nell’ateneo nel 1995 in veste di direttore amministrativo e poi diventato direttore generale nel 2012, a seguito della riforma Gelmini. Gli ci è voluto poco per guadagnarsi due soprannomi piuttosto eloquenti: “II vero Rettore” e “il Magnifico direttore”.