Dopo il voto: M5s allarga potere nel Lazio

Dopo aver cantato vittoria, i partiti che si sono presentati uniti a sostegno dei candidati sindaco iniziano subito a mostrare crepe e dissensi

Non c’è dubbio che il risultato per i “Cinquestelle” sia stato inferiore alle attese e che il MoVimento di Grillo abbia avuto una battuta d’arresto. Va comunque sottolineato che il M5s ha conquistato altri otto sindaci e si rafforza nella provincia di Roma. Oltre la Capitale e Civitavecchia ora i grillini amministreranno anche Guidonia Montecelio ( che per numero dei suoi abitanti è la terza città del Lazio) ed Ardea. Si allarga così ineluttabilmente il potere del MoVimento nella Regione.

 

Negli altri partiti  acque agitate.  In particolare nel centrosinistra – che ha indubbiamente perso in questa tornata elettorale amministrativa (nei comuni capoluoghi c’è stato un vero ribaltone: i sindaci uscenti del c.s. erano sedici contro i sei del centrodestra. Ora la situazione si è capovolta: il 16 a 6 è a vantaggio di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia-An). Matteo Renzi, riconoscendo la sconfitta, non demorde di fronte alle accuse interne ed esterne sul suo operato. Anzi, il segretario del Pd trova nel voto, soprattutto di Genova, la giustezza della sua linea politica che non vorrebbe accordi con nessuno e privilegia la scelta di una legge elettorale proporzionale (con sbarramento al 5%) che porterebbe fuori dal Parlamento tanti piccoli partitini. Infatti nel capoluogo ligure – ha rimarcato più di un “renziano doc” – era stata varata un’alleanza larga di centrosinistra sul modello proposto dall’ex sindaco di Milano ed ora leader di “Campo progressista”, Giuliano Pisapia (un modello sostenuto anche da Romano Prodi e Walter Veltroni). Nonostante ciò, è arrivata – e nemmeno troppo disattesa – la sconfitta. Quindi – a giudizio dell’area renziana – la tesi portata avanti nel partito dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, (all’opposizione come Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia) della necessità di una coalizione per vincere le prossime elezioni politiche non sta in piedi.

 

Ma se nel centrosinistra si comincia a litigare sui motivi della sconfitta, anche il centrodestra, pur uscito vincitore dalla contesa, non dorme sonni tranquilli. Per Silvio Berlusconi, infatti, il risultato di queste amministrative dimostra che solo con il moderatismo si  può tornare alla guida del Paese. Di tutt’altro avviso Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Per i due la vittoria è arrivata in ragione della linea dura contro il governo e contro l’Europa. Quanto ad una eventuale leadership dell’ex cavaliere, Lega Nord e Fdi-An sostengono che non sono più i tempi di una volta, quando questa era appannaggio esclusivo di Berlusconi. Tutto in discussione, quindi, nel centrodestra, anche perché sarà la nuova legge elettorale (se ci sarà mai; in ogni caso c’è il “Consultellum”) a decidere gli equilibri in una eventuale coalizione (se sarà approvato un sistema maggioritario). In caso di proporzionale, invece, tutti avranno le mani libere.

 

Un’ultima annotazione. Se, come tutto fa sembrare, le elezioni politiche si terranno a scadenza naturale, ovvero nei primi mesi del prossimo anno, i partiti sono attesi da un altro importante appuntamento. Il 6 novembre, infatti, sono in programma le elezioni per l’Assemblea regionale siciliana. Nell’isola, che ha sempre anticipato le scelte politiche del Paese, da tempo sono in corso grandi manovre. Il Pd vuole confermare la sua guida, il M5S vuole conquistare la sua prima regione. Il centrodestra vuole ripartire da qui per tornare poi a Palazzo Chigi. Dopo l’estate, quindi, occhi puntati sulla Sicilia.

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