Dpcm, Regioni chiedono misure nazionali: è impasse

Iv: No negozi chiusi alle 18

Il termine giusto è impasse. La cabina di regia tra governo ed enti locali si incaglia a pochi metri dal traguardo. Quando sembrava tutto pronto per firmare il nuovo Dpcm già questa sera, il premier, Giuseppe Conte, deve tirare bruscamente il freno a mano dopo aver ascoltato le richieste delle Regioni, che chiedono restrizioni uniformi per tutto il territorio nazionale.

L’esatto contrario di quello che il governo, o almeno il presidente del Consiglio, aveva in mente con chiusure mirate sulla base delle indicazioni del Cts, a cui è stato chiesto di individuare le situazioni più critiche sui vari territori.

Non solo, perché durante il verticedi ieri mattina con i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza, dai governatori sono arrivate altre proposte ancora più stringenti di quelle avanzate dall’esecutivo, come misure restrittive per gli over 70 (una fascia d’età che le varie analisi della pandemia hanno iscritto tra quelle maggiormente a rischio in caso di contagio) e il ‘coprifuoco’, o meglio la chiusura anticipata alle 18 di tutte le attività produttive. Anche se sul punto Teresa Bellanova si è opposta, a nome di Iv, durante la riunione dei capidelegazione delle forze di governo con il presidente del Consiglio. L’importante – è questo il mood – è che non ci siano decisioni a macchia di leopardo.

“È evidente che, una volta verificato l’impatto delle misure già adottate sulle curve del contagio, ulteriori azioni di contrasto al virus dovranno a loro volta essere uniformi – spiega su Facebook il presidente della Lombardia, Attilio Fontana -. Una serie di interventi territorio per territorio, polverizzati e non omogenei, sarebbero probabilmente inefficaci e anche incomprensibili ai cittadini, che già oggi sono disorientati”.

Con i dovuti distinguo, sulla stessa lunghezza d’onda è anche Stefano Bonaccini, che proprio poco prima della riunione ha scoperto di aver contratto il coronavirus, ma senza sintomi. “Più ci sono misure nazionali più diamo un senso di uniformità. Meglio qualche misura più restrittiva oggi per evitare di intervenire ogni settimana”, questo il concetto del governatore dell’Emilia Romagna. Mentre per Luca Zaia un “lockdown generalizzato non è sostenibile e non serve”, dice ai ministri degli Affari regionali e della Salute, portando ad esempio il suo Veneto: “La maggior parte sono asintomatici e la sanità è assolutamente sotto controllo”.

Ma c’è anche chi, come Massimiliano Fedriga, sottolinea anche un altro aspetto: “Le misure nazionali che prenderemo devono trovare equità economica tra diverse categorie per evitare tensioni sociali”. Il presidente del Friuli Venezia Giulia, inoltre, è protagonista di una invettiva per la “fuga di notizie” dal vertice, chiedendo al governo di “smentire le ricostruzioni fantasiose” che ne sarebbero scaturite per “evitare che venga meno la leale collaborazione”.

Boccia ha immediatamente accolto l’appello, assicurando che questa mattina, nella nuova riunione, saranno collegati solo rappresentanti di Regioni, Anci e Upi.La situazione, dunque, è delicata e gli equilibri in questa fase così particolare sembrano appesi a un filo. Ma i tempi stringono e la curva epidemiologica resta sempre puntata verso l’alto. “Il dibattito politico c’è, ma la cosa più importante è che nelle prossime 24-48 ore si chiuda”, ammette Nicola Zingaretti.

Il segretario del Pd e governatore del Lazio conferma che l’esecutivo e gli enti locali sono al lavoro per scongiurare la “misura estrema del lockdown” (anche se non vede questo rischio al momento), ma “le regole devono essere legate anche al tasso di contagio dei territori”.

Il quadro, dunque, andrà chiarito a stretto giro di posta: oggi Conte sarà alle 12 alla Camera e alle 17 in Senato per le comunicazioni che saranno poi votate dai due rami del Parlamento. In serata, poi, dovrà sciogliere la riserva sul Dpcm, che potrebbe anche slittare a martedì. Ma la partita va chiusa presto. E bene, possibilmente.

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