“Mi hanno chiamato ‘ebreo Saviano’, come se la parola ‘ebreo’ fosse un marchio di fabbrica infamante, e hanno commentato in modo diffamatorio e manipolatorio quanto scritto in alcuni articoli, tra cui quello sul New York Times in cui sottolineavo, riferendomi alla rivolta di Rosarno del 2010, il coraggio degli immigrati africani, aggrediti dai caporali della ‘ndrangheta, contro le mafie, e il silenzio degli italiani”. E’ quanto dichiarato dallo scrittore Roberto Saviano davanti ai giudici della I sezione penale di Roma nel processo a carico di un gruppo di imputati accusati di avere scritto sul forum italiano del sito neonazista Stormfront frasi antisemite e diffuso idee fondate sull’odio razziale.
Nel procedimento l’autore di Gomorra è parte lesa. Il processo è una tranche dell’inchiesta del pm Luca Tescaroli che ha già portato a quattro condanne, confermate dalla Corte di Cassazione, nei confronti dei moderatori del forum online.
“In quei commenti social ci sono continui riferimenti all’essere ebreo ma nessuno su quel sito ha preso le distanze su quanto accadde a Rosarno, né alcun cenno al fenomeno del caporalato o al ruolo della mafia. Io parlai di quella rivolta degli africani che seguì la strage di Castel Volturno del 2008 quando sei migranti furono uccisi dai clan della camorra”, ha aggiunto Saviano.