Ecco com’è peggiorata la vivibilità nella metro di Roma

Panoramica di Mercurio Viaggiatore sull’involuzione della vivibilità tra scale mobili e banchine rumorose

Che bella la Metro A di Roma qualche anno fa. Con quest’incipit – un po’ amaro, un po’ disilluso – si può riassumere il confronto tra la vivibilità della metropolitana qualche anno fa e l’attuale. A farlo è Mercurio Viaggiatore, blogger attento a scandagliare ogni aspetto della mobilità capitolina.

“Fino a qualche anno fa scendevi sotto la Metro quasi dimenticandoti Roma, lasciandoti alle spalle caos, rumore, traffico, clacson, scooter che sfrecciano, luci che lampeggiano.  Prendevi un paio di giornali gratis, arrivavi in banchina e sapevi che avresti aspettato al massimo 3 minuti. Inoltre, per arrivare da una stazione all’altra ci mettevi sempre lo stesso tempo – spiega nostalgico Mercurio – spostando poco più indietro le lancette al 2011, non c’era nemmeno la rete telefonica né internet, niente telefoni che squillano, conversazioni ad alta voce, Youtube sui cellulari senza cuffie. Sotto la Giunta Alemanno erano anche quasi spariti borseggiatori e musicanti, per lo meno sotto la Metro”.

A quest’oasi di pace il blogger contrappone la metropolitana di oggi, con stazioni chiuse, banchine sovraffollate e passeggeri maleducati che sentono video ad alto volume. Non solo. Frequenti sono i finti allarmi incendio e la voce all’interno della metropolitana spesso è assente, un fatto che – in presenza di convogli con vetri oscurati – rende difficile rendersi conto dove ci si trova. Poi c’è ‘l’effetto bunker’, ovvero le scale mobili transennate, cantieri a cielo aperto, ascensori non funzionanti e banchine sommerse da muffa nera e da pareti verdi. Spesso contornate da pozze d’acqua e luci fulminate.

 

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