A Roma sta esplodendo una vera emergenza casa, e le associazioni cattoliche chiedono che almeno per il Giubileo del 2025 ci sia un blocco degli sfratti. Al 31 dicembre 2023 erano 18.608 le famiglie iscritte nelle graduatorie in attesa di una casa popolare e, se si sommano i loro componenti, si arriva a 50.034 persone. Alla fine del 2022 erano 16.635 le famiglie iscritte: in un anno l’aumento è stato del 12%.
Nei primi mille richiedenti più della metà sono single
Caritas Roma afferma che quella che vive in attesa è un’ulteriore città nella città, di dimensioni superiori a quelle dei capoluoghi di diverse province italiane. Si tratta di persone che hanno forti difficoltà abitative, situazioni precarie, sono sotto sfratto o già sfrattate, che vivono in strada, risiedono in alloggi di fortuna, in case occupate, residence o roulotte. Nella lista dei primi 1.000 richiedenti, inoltre ben 577 sono single, mentre sono 104 i nuclei composti da due sole persone.
La Caritas di Roma: la politica si muova
Il direttore della Caritas della Capitale mette in luce che “il sipario sulle elezioni europee riemerge, purtroppo con forza, la drammaticità di certi affanni quotidiani della città, di tanti dei suoi abitanti. Non ci si può lamentare, preoccupare si, se cresce il numero di coloro che non esercitano un diritto vitale per la democrazia, quello al voto; quando però aspetti fondamentali della vita quotidiana, come l’abitare, il curare la propria salute, il lavorare per vivere dignitosamente, lo studiare e l’allevare i propri figli, subiscono la continua incertezza e l’assenza o la carenza di cura da parte di chi è preposto ad assicurare pari opportunità, allora si potrà comprendere, pur non giustificandolo, chi si ritrae dai priori diritti-doveri civili”.
Troppi gli anziani in attesa di un alloggio popolare
L’organizzazione caritativa mette in luce che tra le persone in attesa di una casa popolare, soprattutto tra i single, molti sono gli anziani che rimangono in lista per molto tempo a causa della mancanza di alloggi adeguati. A loro, infatti, possono essere assegnati immobili di piccole dimensioni, cioè di massimo 50 mq che, nel patrimonio pubblico romano, sono molto scarsi. Gran parte di questo patrimonio è stato costruito negli anni ’70-’80, quando la media dei nuclei familiari era composta da cinque persone e si progettavano abitazioni corrispondenti. Locali che, attualmente, non possono essere assegnati a persone singole e per i quali è urgente una ristrutturazione.
Housing sociale e più alloggi per gli studenti
Dunque, sembra non bastare il piano caso messo in campo dal Comune di Roma. Ecco perché la Caritas chiede che siano incentivate forme di coabitazione, di housing sociale. C’è infatti da considerare che a Roma gravitano almeno 70 mila studenti universitari fuori sede, che arrivano a pagare anche 600 euro al mese per un posto letto. A marzo tra l’altro le associazioni degli studenti avevano denunciato blatte e infiltrazioni nella residenza studentesca di Valle Aurelia a Roma ma anche cavi elettrici scoperti, fornelli non funzionanti e degrado in genere. A Valco San Paolo, vicino all’università Roma Tre, c’è una sola cucina ogni 50 studenti