Emergenza rifiuti senza fine, dai cassonetti bruciati ai roghi tossici

E dopo l'incendio al Tmb Salario cala anche la differenziata

I cassonetti incendiati sulla Tuscolana il 19 dicembre 2018

L’emergenza rifiuti nella Capitale è ormai diventata cronica. Dopo l’incendio del Tmb Salario dell’11 dicembre scorso, e nonostante gli sforzi messi in campo da Ama e Comune, non passa giorno senza che ci sia un cassonetto che prenda fuoco, o che la raccolta dei rifiuti risulti insufficiente (con i cittadini sul piede di guerra per la spazzatura ammassata in strada) o che scoppi un rogo tossico.

Nel 2018 sono stati 300 i cassonetti dati alle fiamme, di cui 50 solo a Capodanno. Un danno per la capitale del Paese, non solo di immagine, ma anche economico, che Ama ha stimato in 250 mila euro. Vandali e piromani, secondo il dorso locale del Corsera, si sarebbero accaniti sul VII municipio (Appio-Tuscolano) dove ne sono stati dati alle fiamme ben 100. 

Ma se nel VII si bruciano i cassonetti, nell’VIII a bruciare sono invece cataste di materiali per estrarre il rame. Almeno a quanto denuncia il comitato Ostiense-Garbatella, allarmato dai “roghi tossici” nell’area verde al confine con il Parco dell’Appia Antica, dove si trova un accampamento di nomadi.

Secondo quanto racconta la cronaca romana del Messaggero, i residenti della Colombo, dopo aver inviato (invano) segnalazioni al Comune, al municipio, ai vigili e alla Asl hanno presentato un esposto alla Procura dove citano anche il decreto sulla Terra dei Fuochi. Il comitato spera nell’esito dell’incontro di mercoledì prossimo con l’VIII municipio, per capire su chi ricada la competenza dell’area, e quindi farla sgomberare.

Vittima indiretta di questa emergenza è alla fine la raccolta differenziata. Secondo un calcolo del dorso locale del Messaggero, che cita un report interno di Ama, alla fine del 2018, in un mese, ci sarebbe stato un calo del 20%. Sulle 110mila tonnellate di rifiuti prodotte complessivamente a Roma dall’11 al 31 dicembre, 43mila sarebbero infatti dovute essere riciclabili. Mentre in realtà ne mancherebbero alla conta circa 8mila. Un calo che renderebbe vane le risorse impegnate da Ama e dal Campidoglio nel ridurre l’indifferenziata, che la Capitale non riesce a smaltire per l’assenza di impianti e che quindi è costretta a mandare fuori (in altre città o regioni) per essere trattata. Tutto questo a un caro prezzo per i contribuenti.

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