Esposto di De Vito a collegio probiviri contro Di Maio

De Vito: non era fra i poteri di Di Maio parlare della mia espulsione

Marcello De Vito

Il caso De Vito torna a scuotere il movimento 5 Stelle.

Il presidente del consiglio comunale di Roma Marcello De Vito, attualmente agli arresti domiciliari per l’accusa di corruzione nell’ambito di uno dei filoni dell’ inchiesta sul nuovo stadio della Roma, a quanto si apprende da fonti parlamentari e confermato da fonti legali, avrebbe depositato nei giorni scorsi un esposto al Collegio dei probiviri e al comitato di Garanzia nei confronti del capo politico del M5s Luigi Di Maio.

Un affondo che arriva proprio  in questi giorni delicati per il leader pentastellato, impegnato nella trattativa per formare un governo Pd-5stelle.

Nell’atto vengono indicate una ventina di presunte violazioni dello statuto e del codice etico del Movimento. Sempre a quanto si apprende, De Vito contesterebbe a Di Maio di aver parlato della sua espulsione dal M5s, cosa non consentita se c’è un procedimento in corso e cosa che non sarebbe nei suoi poteri.

Solo ieri De Vito, che non si è mai dimesso dalla carica di presidente dell’Aula Giulio Cesare, aveva detto, in un’intervista al Corriere della Sera, che non è disposto a fare un passo indietro, certo che la magistratura accerterà la sua innocenza.

Intanto è stata fissata per il prossimo 10 settembre l’udienza davanti al tribunale del Riesame di Roma che dovrà valutare, dopo la decisione della Cassazione, il provvedimento cautelare per corruzione emesso nei confronti di Marcello De Vito.

Il 23 agosto scorso la corte di Cassazione ha depositato le motivazioni della decisione dell’11 luglio scorso che ha annullato con rinvio la decisione del tribunale della Libertà.

Nelle motivazioni i giudici della Suprema corte affermano che contro De Vito e l’avvocato Camillo Mezzacapo (secondo l’accusa braccio destro di De Vito) ci sarebbero al momento “congetture” ed “enunciati contraddittori” e non ci sarebbero “dati indiziari” sufficientemente motivati dal gip e poi dal Riesame per sostenere che i due facessero parte del “gruppo criminale” guidato dall’imprenditore Luca Parnasi e fossero vittime del suo “metodo corruttivo”.

Per De Vito e Mezzocapo la misura cautelare scade il 20 settembre.

“La Suprema Corte di Cassazione – aveva commentato De Vito nei giorni scorsi, tramite i suoi difensori – ha pubblicato i motivi sulla base dei quali ha gravemente censurato l’assunto accusatorio del Tribunale di Roma, accogliendo così le censure difensive e mettendo in discussione la legittimità del mio arresto, risultato basato su mere congetture, argomentazioni illogiche e ‘addomesticate’.

Continuerò a difendere la mia innocenza, la mia reputazione e la mia onestà in ogni sede, sempre con la dignità che mi contraddistingue dagli altri miei colleghi, che senza scrupolo alcuno fanno comodi proclami senza dimostrare fiducia, garantismo e senza nemmeno il coraggio di autocritica”

 

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