I cinema chiusi rischiano di diventare supermercati o mega negozi

Una nuova legge regionale potrebbe cambiare la destinazione d’uso, le associazioni protestano

Allarme per i cinema dismessi, chiusi a Roma. L’associazione Carte in Regola denuncia che “una sentenza del TAR boccia il ricorso della proprietà del Cinema Metropolitan e conferma la legittimità della legge del Lazio del 2020 per la tutela e il rilancio delle sale cinematografiche. Ma sta già arrivando al voto del Consiglio regionale una Proposta della Giunta Rocca che ribalta la legge vigente e dà il via libera alle trasformazioni di cinema e centri culturali in spazi commerciali”.

Rischio speculazioni Edilizia

A Roma ci sono un centinaio di cinema chiusi e i cui spazi non sono stati riutilizzati, la maggior parte di esse nell’area dell’anello ferroviario. Il rischio è di speculazioni edilizie di vario tipo, ad esempio negozi di grandi dimensioni o supermercati, mentre associazioni, architetti, e comitati di cittadini chiedono che quei cinema siano dedicati ad attività culturali come teatri e librerie.

Spazi enormi non utilizzati

E’ il caso dell’ex Metropolitan a via del Corso, del Maestoso a via Appia, l’ex Europa a Porta Pia, o l’ex cinema Apollo al quartiere Africano solo per fare alcuni esempi. Spazi enormi a rischio degrado e occupazione. Una vecchia legge della giunta Zingaretti poneva dei limiti alle attività commerciali in questi stabili, ma la nuova giunta di destra sarebbe di diverso avviso.

Gli ex cinema a rischio cambio di destinazione d’uso

La Proposta di legge dell’Assessore all’urbanistica Ciacciarelli riguarda i cinema chiusi da almeno 10 anni. Carte in Regola mette in luce che “per essi si consentiranno  in modalità diretta interventi di  ristrutturazione edilizia o di demolizione e ricostruzione senza incremento della superficie lorda (SUL) esistente ‘per l’introduzione di cambi di destinazione d’uso finalizzati alla completa – completa! –riconversione funzionale, verso le destinazioni consentite dalle norme dello strumento urbanistico comunale”, lasciando solo come mera ipotesi il caso in cui “venga mantenuto  alla destinazione originaria – cioè a cinema e/o centro culturale – almeno il 30 per cento della superficie lorda esistente’”. 

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