Femminicidio Scialdone: l’ex compagno condannato all’ergastolo

L’avvocata 34enne è stata uccisa con un colpo di pistola la sera del 13 gennaio del 2023 all’esterno di un ristorante nel quartiere Appio Latino a Roma

La prima corte d’assise del tribunale di Roma ha condannato all’ergastolo Costantino Bonaiuti, l’ingegnere 63enne imputato per l’omicidio della ex compagna 34enne, l’avvocata Martina Scialdone, uccisa con un colpo di pistola la sera del 13 gennaio del 2023 all’esterno di un ristorante nel quartiere Appio Latino a Roma.

La procura di Roma ha sollecitato la condanna all’ergastolo per Costantino Bonaiuti, l’ingegnere 63enne sotto processo, dinnanzi alla prima corte d’assise di Roma, accusato dell’omicidio della ex compagna 34enne, l’avvocato Martina Scialdone, uccisa con un colpo di pistola la sera del 13 gennaio del 2023 all’esterno di un ristorante nel quartiere Appio Latino a Roma. A sostenere la pubblica accusa, nella requisitoria durata circa 5 ore, è stata il pubblico ministero Barbara Trotta che ha ribadito e sostenuto tutte le aggravanti contestate all’imputato, in particolare la premeditazione dato che l’uomo si è presentato al ristorante all’Appio Latino armato di pistola. Poco prima lo stesso imputato aveva reso spontanee dichiarazioni, parlando per circa un’ora, sostenendo che l’incontro era stato sollecitato dalla vittima e che il colpo di pistola sarebbe partito per errore. E’ stato poi la volta dell’avvocato Mario Scialla che, nel processo, sostiene le ragioni della parte civile costituita nella famiglia Scialdone. Scialla ha ribattuto punto su punto alle affermazioni di Bonaiuti ricordando le evidenze emerse nel corso del processo e che sconfessano la versione dell’incidente. Sull’accidentalità del colpo, infatti, l’avvocato Scialla ha sottolineato come l’imputato, dopo il fatto, fosse rimasto impassibile dinanzi alla donna morente, tornandosene a casa per riporre l’arma nella cassaforte, come se avesse portato a termine la missione prefissata. Giovedì, dopo l’arringa della difesa, la corte si riunirà in camera di consiglio per la sentenza.

La sentenza del processo per Martina Scialdone “serve anche alle altre vittime, l’auspicio è quello di frenare un fenomeno che ho sempre pensato fosse un colpo di coda di un certo tipo di mentalità. Questo è un segnale che va a tutti”. Lo ha detto Mario Scialla, avvocato della famiglia di Martina Scialdone, a seguito della sentenza che ha condannato all’ergastolo Costantino Bonaiuti, l’ingegnere 63enne imputato per l’omicidio della ex compagna 34enne. “Le prove e l’andamento stesso del processo e dell’indagine – ha spiegato – facevano pensare a questo tipo di conclusione. Sentita la madre si comprende anche che è un palliativo, un velo che si stende sopra il dolore che resta. Siamo in un’aula di tribunale, la società e lo Stato questa risposta possono dare, anche in termini di efficienza e come tempi. Una reazione da parte dello Stato che riesce ad amministrare la giustizia in tempi anche sufficientemente rapidi garantendo il normale andamento dell’udienza e del processo. Serve anche alle altre vittime, l’auspicio è quello di frenare un fenomeno che va al di la di ogni più nera previsione, ho sempre pensato fosse un colpo di coda di un certo tipo di mentalità. La mentalità è un certo tipo di comportamento che si fa fatica a comprendere e spiegare in termini razionali. Si sta facendo di tutto a livello normativo, organizzativo e a livello di associazioni. È un fenomeno che rischia di sfuggire di mano. I familiari mi hanno ringraziato per l’impegno e per aver sostenuto un certo tipo di ricordo, questa causa l’ho sentita particolarmente perché si tratta di una collega”, ha concluso.

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