Giù gli scioperi nei trasporti, anche a Fiumicino; ma di più nella nettezza urbana

A fare il punto sulla  conflittualità nei servizi pubblici e' il presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi, Giuseppe Santoro-Passarelli nella sua  relazione al Parlamento.

(immagine di repertorio)

Calano di circa il 14% nel 2018 gli  scioperi nel settore dei servizi pubblici essenziali, sia quelli  proclamati che quelli effettuati. Sono state, infatti, 2.109 le  proclamazioni, di cui 312 illegittime, contro le 2.448 del 2017 mentre scendono della metà, 1.389, gli scioperi effettivamente realizzati in flessione rispetto ai 1.616 dell’anno precedente, tra revoche  spontanee e interventi del Garante. A fare il punto sulla  conflittualità nei servizi pubblici e’ il presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi, Giuseppe Santoro-Passarelli nella sua  relazione al Parlamento.

Trasporti e Igiene pubblica continuano a restare i settori più esposti alla rivendicazione sindacale ma dai dati emerge a sorpresa un inaspettato calo della conflittualità nel Trasporto urbano: 302 gli scioperi proclamati, 223 gli effettuati nel 2018 contro i 318 del 2017, quasi il 30%. In flessione del 18% anche gli scioperi effettuati nel Trasporto aereo, 130 quelli effettuati nel 2018 contro i 159 del 2017, sopratutto assistenti di volo e società di handling presso gli aeroporti di Milano Linate e Malpensa e Roma Fiumicino.

Maglia nera invece per il Trasporto ferroviario che annulla il calo del 2017 e ritorna nel 2018 sui livelli di conflittualità storici: 112 proclamazioni e 51 scioperi effettuati contro i 37 dell’anno precedente. Pesantemente conflittuale anche il settore dell’Igiene Ambientale: 411 gli scioperi proclamati, 230 quelli effettuati nel 2018 contro i 188 del 2017 essenzialmente nelle regioni meridionali con picchi significativi in Campania e in Sicilia.

Un settore questo dell’Igiene, annota ancora il Garante,in cui si riflette il divario Nord-Sud: al Sud infatti si sciopera per il ritardo nel pagamento degli stipendi; al Nord invece al centro del conflitto l’eccessiva segmentazione del servizio con il “massiccio ricorso a mano d’opera a basso costo” o per l’applicazione di “contratti peggiorativi”.

 

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