“Giù le mani, voi, dai nostri bambini”: le famiglie arcobaleno rispondono al governo – FOTO e VIDEO

Il centrodestra ha bloccato (di nuovo) il riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali, portato avanti da alcuni sindaci di centrosinistra. In Italia manca una legge, l'Europa bussa e chiede agli stati membri di fare la loro parte, ma il nostro governo alza le barricate e dice no al certificato di filiazione

“Giù le mani, voi, dai nostri bambini”, è lo slogan scandito dalle Famiglie arcobaleno, che sabato scorso si sono date appuntamento in un presidio in piazza della Scala, per protestare contro lo stop al riconoscimento alla nascita dei figli delle coppie gay e lesbiche, dopo che il prefetto, su impulso del ministero dell’Interno, lo ha imposto al sindaco Beppe Sala.

A Milano hanno riposto in 10mila alla chiamata di Arcigay, Famiglie Arcobaleno e Sentinelli: numeri che per gli organizzatori parlano molto più dei divieti del governo e rappresentano il volto del paese reale, riassunto nell’efficace slogan impresso bianco su fucsia sulle magliette: “È l’amore che crea una famiglia”. Sul cui punto nessuno, finora, ha avuto da ridire. Ma in quanto ai diritti è tutta un’altra storia.

Dopo il presidio di Milano, sono arrivati gli attacchi da parte di alcuni esponenti del centrodestra. Il vicepresidente della Camera dei deputati, Fabio Rampelli (Fdi), ha approfittato della festa del papà, per ricordare agli omosessuali che chiedono il riconoscimento dei figli, “cioè l’iscrizione all’anagrafe”, di farlo per “un bambino che spacciano per proprio figlio”. Non è chiaro però cosa dovrebbero fare queste famiglie. Chiedono retoricamente dalla piazza milanese “Se ci cancellate chi ci ci guadagna?”. Di certo “non loro” (ossia i bambini) rispondono. Ed è incredibile che qualcuno possa dissentire su questo punto.

Sul palco in piazza della Scala, Davide racconta che lui e il suo compagno stanno insieme da 14 anni: “Ci siamo uniti civilmente quattro anni fa e siamo genitori da 46 giorni. Ad oggi non abbiamo il rinascimento dello status di cittadino italiano di nostro figlio. Martino Libero è nato in Oregon uno degli stati Usa che prevede il percorso di gestazione per altri, normato a tutela della donna che porta avanti la gravidanza surrogata, a differenza di quanto sostiene ancora oggi la ministra Roccella”.

 

In America, spiegano, sono stati entrambi riconosciuti come genitori, ma non in Italia. “Nostro figlio è considerato un immigrato, non può accedere al sistema sanitario nazionale e per lo Stato non ha due genitori. Siamo una famiglia di due papà che si prendono cura del proprio figlio – concludono – non giochiamo, come dice qualcuno, a fare la mamma”.

In Italia sono migliaia le famiglie composte da genitori Lgbti+. Praticamente in tutta Europa i figli di coppie omogenitoriali sono riconosciuti alla nascita, restano poche eccezioni a farci compagni, tra cui quelle poco lusinghiere di paesi dalla politiche dichiaratamente omofobe come Polonia o Ungheria.

Intanto l’Unione europea, a dicembre scorso, ha varato un regolamento sul riconoscimento del certificato Ue di filiazione, che prevede che la genitorialità stabilita in uno stato membro venga riconosciuta in ogni altro stato membro, senza alcuna procedura speciale, che si tratti di figli di coppie eterosessuali, omogenitoriali, figli adottati o avuti con la maternità surrogata dove è consentita. Una proposta rigettata dal nostro governo che, attraverso la commissione Politiche europee del Senato, pochi giorni fa ha approvato una risoluzione della maggioranza (presentata dal relatore, l’ex ministro degli Esteri Giulio Santagata) contraria alla proposta di regolamento.

 

 

 

 

 

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