Grazie, ma non riesco a essere felice” Esordisce così il padre di Giulia Cecchettin, durante la cerimonia che si tiene oggi all’università di Padova per consegna della laurea in sua memoria. La giovane, studentessa in Ingegneria biomedica, è stata uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta a soli cinque giorni dalla laurea.
Il 16 novembre scorso i fiocchi rossi sulla cancellata della villetta a Vigonovo (Venezia) aveva raccontato la speranza di papà Gino, della sorella Elena e del fratello minore di vederla tornare a casa, ora la sedia vuota rende reale il suo omicidio: la 22enne è stata accoltellata più volte e quindi abbandonata vicino al lago di Barcis. Il suo cuore ha messo di battere la sera dell’11 novembre, ma la voce di chi l’amata da allora continua a farsi sentire. Un femminicidio trasformato in simbolo del patriarcato e che il padre della vittima ha chiesto di trasformare in ‘un’opportunità’ “perché ciascuno si faccia un esame di coscienza per migliorare, soprattutto nei riguardi delle donne”. Una ‘rivoluzione’ nel linguaggio e non solo.
Dopo la panchina rossa tra i viali che Giulia ha attraversato tante volte, l’Ateneo pochi giorni fa ha istituito un premio di laurea per le studentesse in Ingegneria biomedica che porta il suo nome. Il titolo alla memoria è un omaggio a una ragazza che, a poche ore dalla morte per mano dell’ex fidanzato e compagno di studio, aveva mandato una mail alla sua relatrice Silvia Todoros, docente di Meccanica dei materiali, che non ha dubbi: “Aveva fatto una tesi sicuramente da pieni voti”.