Giustizia: mancano mezzi e personale, giudice di pace di Roma verso la paralisi

L'allarme Cisl Fp: "Il primo avamposto di legalità della Capitale non sarà in grado di celebrare le udienze penali, di gestire i servizi di cancelleria e di assicurare i servizi amministrativo-contabili"

Senza nuovi ingressi di personale l’Ufficio del Giudice di Pace di Roma andrà inesorabilmente verso la paralisi. Sulle gravissime carenze di personale, la Cisl Fp Roma Capitale Rieti, mobilitata da mesi sulla vertenza, lancia l’allarme e scrive al presidente del Tribunale. “Con una scopertura degli organici che arriva a un terzo del totale, con quattro direttori su quattro che mancano all’appello, il 60 per cento in meno di cancellieri esperti, il 40 per cento di ausiliari e buchi consistenti anche tra gli assistenti e gli operatori giudiziari, l’Ufficio è in ginocchio”, denuncia Marco Sozzi, coordinatore territoriale Cisl Fp della Giustizia. “Il primo avamposto di legalità della Capitale non sarà in grado di celebrare le udienze penali, di gestire i servizi di cancelleria e di assicurare i servizi amministrativo-contabili”.

“La situazione è destinata a peggiorare con i prossimi pensionamenti e di fronte a questo l’amministrazione centrale della Giustizia oppone solo disinteresse e disconoscimento”, rincara il sindacalista. “Tanto che dei 2.700 cancellieri e dei 2.080 operatori giudiziari assunti dal ministero tra il 2021 e il 2022, nessuna assegnazione è stata fatta al Giudice di Pace. Essendo peraltro questo escluso dai progetti del Pnrr, che ha previsto migliaia di assunzioni per la Giustizia, l’Ufficio non ha potuto contare su alcuna nuova unità. Ciò vuol dire che si è deliberatamente scelto di sacrificare il servizio e con esso i pochi lavoratori rimasti, che da soli si stanno sobbarcando carichi di lavoro insostenibili”. “Ci sono settori che già oggi non riescono a garantire l’apertura quotidiana. Nel settore penale la condizione è gravissima, i colleghi ancora in servizio, al fine di garantire le udienze, vengono sottoposti a turnazioni di lavoro massacranti e nonostante questo si procede a stento. Mentre nel settore civile la situazione non è da meno”, spiega ancora Sozzi.

“Con casi estremi come il Ruolo generale, che la riforma Cartabia ha gravato di nuove competenze, dove sono in servizio solo quattro unità di personale e dove la mancata digitalizzazione porta a registrare quotidianamente file interminabili di avvocati e cittadini. Qui si lavora a ciclo continuo, ogni giorno e senza riconoscimento degli straordinari, fino a terminare la coda. E basta un malfunzionamento del sistema informatico, come quello accaduto alla fine di marzo, per creare un accumulo di migliaia di procedimenti da iscrivere a ruolo che, in assenza di risorse umane, resta senza soluzione. Così come all’Ufficio sentenze di via Teulada, dove un funzionario, un assistente e due ausiliari devono occuparsi di quasi 25mila provvedimenti in entrata e di altrettante pubblicazioni”, prosegue ancora Sozzi.

“E dove nonostante l’attivazione di una task force che non ha risolto la situazione, come in tutto l’Ugp si lavora ormai in una cronica condizione stress fisico e psicologico, che rischia di influire negativamente sulla salute, sulla qualità del lavoro e sulla soddisfazione professionale già notoriamente provata dalla negazione del diritto alla carriera (giuridica ed economica) imposta da una amministrazione matrigna che continua ad ignorare le legittime aspettative del proprio personale”, conclude Sozzi. “Per questo chiediamo una soluzione immediata con nuove unità di personale a copertura di tutti i posti vacanti”, conclude il coordinatore territoriale Giustizia della Cisl Fp. “Occorre un interpello straordinario, così come previsto dall’accordo sulla mobilità interna del 2020, e nuove assunzioni. In assenza di risposte, siamo pronti a tutte le iniziative necessarie a ripristinare organici e buon funzionamento dell’Ufficio del Giudice di Pace di Roma, nell’interesse dei lavoratori, dei cittadini e della Capitale”.

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