La crisi di governo, aperta l’8 agosto scorso, si e’ chiusa positivamente in poco piu’ di un mese con la fiducia accordata dalle Camere al governo giallo-rosso formato da M5S, Pd e LeU e retto ancora da Giuseppe Conte, che dal “governo del cambiamento” ha operato il “cambio del governo”, sventando cosi’ il progetto di Matteo Salvini che, provocando la crisi, tendeva ad andare al voto anticipato per conquistare direttamente Palazzo Chigi.
Parafrasando il titolo di un vecchio film, “Vincitori e vinti“, vediamo in queste poche righe chi esce con successo dal tumultuoso mese agostano e chi, invece, registra una sconfitta.
I vincitori sono senza dubbio molti: Sergio Mattarella, Giuseppe Conte, Nicola Zingaretti, Matteo Renzi( per quanto concerne l’Italia), la Ue, le cancellerie occidentali ed i mercati finanziari.
Il presidente della Repubblica e’ sicuramente il primo tra i vincitori. I capi di Stato, infatti, sono sempre restii a sciogliere anticipatamente le Camere.
Mattarella ancora di piu’ perche’ avrebbe dovuto decidere in favore di un ritorno anticipato alle urne solo dopo un anno e mezzo di legislatura. La sua scelta di accertare se esistesse o meno una maggioranza parlamentare alternativa a quella gialloverde e di dare poco tempo per trovare un accordo tra forze politiche che, fino alla crisi si erano scambiate accuse pesantissime, e’ stato coronato da successo perche’, di fronte all’ipotesi di uno scioglimento delle Camere e di voto anticipato in piena sessione di bilancio (un voto che avrebbe favorito la Lega), M5S, Pd e LeU hanno messo da parte il loro antagonismo cercando, e trovando, i punti di un accordo.
Ha vinto poi Giuseppe Conte. Quello che era stato, fino alla crisi, un semplice garante del rispetto del contratto di governo tra pentastellati e leghisti, e’ diventato il protagonista positivo di questi giorni tumultuosi prima “parlamentarizzando” la crisi, poi conducendo in prima persona le trattative tra M5S e Pd, infine non volendo piu’ essere sotto tutela e bocciando ogni ipotesi di vicepremier che avrebbero potuto condizionarlo nella sua azione di governo.
Anche Zingaretti va inserito a pieno titolo tra i vincitori. Non e’ un mistero che il segretario del Pd avrebbe preferito andare alle urne, ma ha saputo sfruttare pienamente l’occasione di riportare il suo partito nella maggioranza e di ottenere importanti poltrone governative da dove condizionare l’attivita’ del Conte-bis.
Ad esponenti democratici sono infatti andati dicasteri di primissimo piano: Economia, Difesa, Infrastrutture, Beni culturali, Agricoltura, oltreche’ il commissario europeo agli affari economici Paolo Gentiloni (ed il Pd ha anche la presidenza del Parlamento europeo con David Sassoli). Con la sua leadership, quindi, il Partito Democratico e’ tornato protagonista importante sia in Italia che in Europa.
Matteo Renzi, infine, e’ un altro vincitore di questa delicata fase politica. L’ex premier aveva sempre detto no ad una intesa con i cinquestelle ed aveva di fatto impedito, ad inizio legislatura, ogni accordo con il M5S che pur veniva auspicato da molti settori del Pd. La sua improvvisa apertura ai pentastellati (non bisogna dimenticare che Renzi controlla la maggioranza dei gruppi parlamentari democratici) ha completamente spiazzato Salvini e permesso la nascita del nuovo governo.
Infine hanno vinto la Ue, le cancellerie occidentali ed i mercati finanziari che mal tolleravano la politica sovranista, impersonata soprattutto dalla Lega, e le intenzioni del Carroccio di non tener conto degli impegni presi dall’Italia per la riduzione del debito pubblico spingendo per la “flat tax” ed altre misure che avrebbero aggravato – o quanto meno ritardato il miglioramento – della situazione dei nostri conti.
Detto dei vincitori, emerge chiaramente che lo sconfitto, almeno nell’immediato, e’ stato Matteo Salvini.
Il leader leghista puntava apertamente a capitalizzare sondaggi e voto europeo per andare al voto e conquistare Palazzo Chigi per avere quei “pieni poteri” che gli avrebbero permesso, a suo dire, di garantire meglio la sicurezza degli italiani, di far decollare la nostra economia e di costruire una nuova Europa non piu’ a trazione franco-tedesca.
I suoi progetti sono andati in fumo ed ora deve accontentarsi di guidare l’opposizione e di trasformare, come ha annunciato, il Parlamento in un Vietnam.