Un governo che nasce alla vigilia di San Valentino deve subito dimostrare di avere un cuore. Ma non sarà facile. Ancor prima del programma, dalla sua composizione sono chiari il fine e i mezzi: la gestione degli oltre 200 miliardi che verranno dalla Unione Europea, condivisa fra tecnici e politici, dovrà portare a risultati concreti in tempi rapidi.
Da un lato c’è l’ apparato dello Stato più solido, costituito dai vertici delle istituzioni e dai dirigenti di aziende pubbliche. Dall’altro c’è una rappresentanza del Parlamento ‘’sconfitto’’, con alcuni esponenti dei partiti. ‘’Dobbiamo lavorare insieme, pur provenendo da storie ed esperienze diverse per affrontare questa fase difficile del Paese e metterlo in sicurezza.’’ Avrebbe infatti detto Mario Draghi al suo primo Consiglio dei Ministri.
Come? Il primo obbiettivo dichiarato dal neo premier sarebbe andare incontro alla sensibilità ambientale qualsiasi cosa venga fatta, a partire dalla creazione di posti di lavoro. E in effetti il primo atto del Consiglio dei Ministri è stato quello di avviare l’iter per l’istituzione del ministero della Transizione ecologica, il dicastero green, che sarà guidato dal fisico Roberto Cingolani.
Ma la transizione ecologica, che ingloba l’ambiente, affidata a un tecnologo, già a capo dell’innovazione del gruppo Leonardo, attivo nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza, suscita delle perplessità. Da una mentalità tecnologica ci si aspetta soprattutto un’attività rivolta ad utilizzare la natura e il territorio per dei fini virtuosi, come la decarbonizzazione, ma non ci si sente altrettanto garantiti nella tutela e nel rispetto dell’ambiente.
La pragmatica efficienza che traspare dalla composizione dell’esecutivo vuluto da Draghi offre sicurezza sulle sfide concrete che deve affrontare, ma preoccupa che non tenga nel dovuto conto gli aspetti che si identificano con la nostra cultura.
Non solo quelli che riguardano la concezione dell’ambiente, ma anche quelli che linvestono la considerazione della componente sociale. Rivolgendo grande attenzione a chi è in difficoltà e ha bisogno di aiuto; a chi è debole e non ha nemmeno la forza di protestare. ‘’La comprensione di questi aspetti – rilevava Claudio Tito, concludendo un editoriale su ‘’La Repubblica – non può essere una caratteristica solo delle forze politiche, ma di chiunque ricopre ruoli di guida. Perché il deficit di empatia, rischia di produrre un surplus di distacco e entropia ’’.
Certo è che negli ultimi tempi, concentrati sui loro interessi, oltre a risultare incapaci di dare un governo al Paese in un momento di straordinaria emergenza, i partiti hanno perso il contatto con la gente, gettando alle ortiche la loro funzione di equilibrio sociale.
Ed ora il nuovo governo, oltre che agire rapidamente e fare delle scelte razionali per combattere meglio il virus e far crescere l’economia, non può mancare di operare con altrettanta determinazione nella lotta alla disuguaglianza sociale, aumentata paurosamente con la Pandemia, e anche per preservare l’ambiente da una tecnologia spesso troppo disinvolta.