Mi dimetto da sottosegretario con effetto immediato. Scriverò una lettera alla Meloni”. Lo ha annunciato Vittorio Sgarbi nel corso di un evento a Milano. “Io – rivendica – sono solo Vittorio Sgarbi, non sono più sottosegretario” e “non voglio essere sottosegretario”.
“Mi dimetto e lo faccio per voi” ha detto Sgarbi durante la sua lecture su Michelangelo, spiegando che “l’antitrust ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo che, avendo accolto due lettere anonime, che ha inviato all’antitrust il ministro della Cultura, in cui c’era scritto che io non posso fare una conferenza da Porro”. “Adesso – ha aggiunto – sono solo Sgarbi, non sono piu’ sottosegretario. Comunico ai giornalisti che mi dimetto con effetto immediato e scrivero’ una lettera a Meloni”.
“Non sento il ministro Sangiuliano dal 23 ottobre – ha aggiunto Sgarbi – del resto non posso sentire una persona che riceve una lettera anonima e la manda all’Antitrust. Le lettere anonime si buttano via, gli uomini che hanno dignità non accolgono le lettere anonime. L’Antitrust dice: ‘dalle lettere anonime che abbiamo ricevuto?’ Le ha inviate il ministro”.
La vicenda
Ruota attorno all’acquisto all’asta di un quadro, il grimaldello su cui poggia l’indagine della procura di Roma nei confronti del sottosegretario e critico d’arte Vittorio Sgarbi per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Debiti che il critico d’arte ha con l’Agenzia delle Entrate per un totale di circa 715mila euro.
Secondo la ricostruzione del Fatto Quotidiano, i pm contestano a Sgarbi di aver acquisito un dipinto all’asta facendo figurare la fidanzata Sabrina Colle come acquirente e con denaro di una terza persona. Con l’intento, appunto, di mettere l’opera al riparo da eventuali aggressioni da parte del Fisco. L’acquisto del dipinto, “Il giardino delle fate”, opera del 1913 di Vittorio Zecchin, secondo la tesi di Sgarbi sarebbe stato realizzato grazie alla munificenza dell’ormai defunto Corrado Sforza Fogliani, avvocato cassazionista e banchiere, ex presidente di Confedilizia e vicepresidente dell’Abi. “Il dipinto è stato donato alla mia fidanzata da Corrado Sforza Fogliani, come risulta da bonifico. Avrà diritto di avere un quadro? Io inoltre non ho mai partecipato all’asta. Il quadro è stato battuto dalla mia fidanzata, è intestato a lei, ed è notificato dallo Stato a suo nome. Lei batte il quadro e dopo un certo tempo, attendendo di pagarlo, ne parla con Sforza Fogliani che decide di regalarglielo” dice Sgarbi al quotidiano e Sabrina Colle conferma: “Sforza Fogliani era un mio grandissimo amico, mi ha fatto un regalo. Tutto questo lo abbiamo già spiegato alla Finanza. Il vostro è un fatto inquisitorio”. Quanto al dipinto, si tratta di un’opera di Vittorio Zecchin, artista nato a Murano nel 1878, e risale al 1913. “Il giardino delle fate” era stato messo in vendita dalla casa d’aste Della Rocca e aggiudicata per 148mila euro.
Il caso legato alle consulenze dell’ormai ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi è arrivato in Parlamento. Tanto che il Movimento 5 Stelle ha deciso di depositare una mozione che impegna il governo ad avviare le procedure di revoca della sua nomina a sottosegretario. Il suo comportamento, si legge nella mozione depositata alla Camera, “svela una condotta grave, di natura dolosa, attraverso cui il sottosegretario ha abusato dei suoi poteri e violato i suoi doveri”. E ancora: “Non può ritenersi che l’azione del sottosegretario sia stata ispirata dal superiore interesse esclusivo della Nazione, come espressamente imposto dalla legge”.