La Gran Bretagna ha posto l’esercito in stato d’allerta nella prospettiva di utilizzare autocisterne e conducenti militari per rimediare alla crisi dei carburanti nel Paese provocata dalla mancanza di un numero sufficiente di conducenti civili e la conseguente corsa ai distributori che ne ha lasciati molti a secco. “Un limitato numero di conducenti militari sono messi in stato d’allerta e saranno impiegati se necessario per stabilizzare ulteriormente la catena di approvvigionamento dei carburanti”, ha fatto sapere in un comunicato il ministero dell’Energia.
Per il governo Tory britannico è un fenomeno passeggero, alimentato anche dall’allarmismo. Ma la crisi che si è abbattuta sulla catena di distribuzione della benzina – e di un certo numero di prodotti alimentari – appare ancora tutta da superare nel Regno Unito. Lo confermano le code e i cartelli da ‘tutto esaurito’ che continuano a comparire su e giù per l’isola: fra gli scaffali di molti supermercati semivuoti nei reparti del ‘fresco’ e le non poche pompe di carburante a secco o indotte (nel caso della catena Asda) a razionare l’erogazione a non più di 30 sterline.
The queue in Highgate London for a small petrol station. The shortages are really being felt. That this should happen is unbelievable and an indictment of the current government and their forcing of Brexit on the UK. This was predicted, yet ignored. #petrolshortages #brexitbonus pic.twitter.com/Fteu5bSHRn
— Adam Butler (@adambutler65) September 26, 2021
Il consiglio dei ministri, riunitosi per una seduta ad hoc convocata da Boris Johnson, ha escluso al momento la necessità di dover ricorrere – con una mossa simbolicamente da ultima spiaggia – ai riservisti dell’esercito per far affluire i carburanti dai depositi alle stazioni di servizio e fronteggiare la mancata copertura dei posti lasciati scoperti nel Regno da circa 100.000 autisti dopo la ripresa post pandemia: un contraccolpo verificatosi anche in vari Paesi Ue, ma che Oltremanica è stato aggravato dalle parallele conseguenze e dagli intralci del post Brexit su una parte di forza lavoro straniera proveniente in passato dal continente.
“Attualmente i militari non servono, anche se come ogni governo responsabile stiamo predisponendo ogni misura che dovesse essere imposta da ulteriori future necessità”, ha tagliato corto a margine della riunione un portavoce di Downing Street. In aggiunta a queste iniziative tampone è arrivato poi un accordo fra l’esecutivo e i colossi BP, Shell, Esso ed altri per snellire i passaggi del carburante verso le stazioni di servizio. Secondo il refrain ripetuto dai ministri delle Attività Produttive e dell’Agricoltura, Kwasi Kwarteng e George Eustice, del resto, nel Regno una vera penuria di idrocarburi non c’é. Poiché i depositi e le raffinerie britanniche sono in effetti tuttora “piene”. Mentre gli intoppi sulla distribuzione, “in via di soluzione” nelle parole di Eustice, sarebbero stati “interamente controllabili” fin dall’inizio se le organizzazioni di categoria (alla ricerca d’aiuti governativi) e i media non avessero alimentato “l’allarme” inducendo i consumatori “più ansiosi” a un accaparramento fuori dall’ordinario dei rifornimenti.