Anche in Vaticano, seppur in modo indiretto, ci sono gli esuberi di personale, o più semplicemente i licenziamenti. Hanno scritto al Papa, infatti, i 23 venditori licenziati alla fine di giugno dell’anno scorso dalla macelleria operante all’interno dell’annona della Città del Vaticano.
Già un anno fa avevano inviato una lettera al Pontefice, ma evidentemente senza successo. E allora uno di loro ha di nuovo preso carta e penna e ha lanciato un appello al Pontefice. La macelleria del supermercato all’interno del supermercato vaticano non è gestita dalla Santa Sede, ma è data in appalto alla società Roma Carni 2000, che però a giugno scorso ha cessato la sua attività all’interno dell’annona.
Un anno fa i dipendenti della macelleria esprimevano il loro dolore e la loro preoccupazione per il licenziamento, e chiedevano di poter esse inquadrati nuovamente tra il personale che lavora per il Vaticano. Si tratta di persone che hanno in media più di 50 anni, e dunque difficilmente ricollocabili.
A diversi mesi di distanza, uno dei licenziati, Pompeo Cedrone, scrive ora una nuova lettera al Pontefice “nella speranza che egli la legga, perche’ in questo tempo trascorso non e’ cambiato molto”, nonostante che nel frattempo, il 13 dicembre scorso ci sia stato il “colloquio (ri)conoscitivo”, lo definisce l’ex-dipendente, evento che aveva “dato fiducia”.
“E’ stato doloroso dover ammettere – aggiunge Cedrone – che la forte sensazione di aver trovato finalmente una soluzione era, in realta’, soltanto un’illusione, in quanto due mesi, tante telefonate ed altrettante parole dopo, siamo ancora disoccupati”. E anche se molti non sono rimasti con le mani in mano e hanno cercato un’altra attivita’ – “siamo guerrieri a tempo pieno, difendiamo le nostre famiglie e la loro felicita’” -, “tutto cio’ di cui abbiamo bisogno” scrive amaramente Cedrone al Papa, “e’ un motivo per credere che questo tragico problema avra’ una fine. Che sia essa benigna o maligna per noi, l’importante e’ che l’abbia”.