I romani emigrano all’estero, due municipi fuori dai confini d’Italia

Presentato il rapporto Migrantes sugli italiani all’estero. Il Lazio è la quarta regione a livello nazionale per italiani che emigrano

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L’Italia è da almeno 15 anni un paese da cui si emigra sempre di più. E secondo il rapporto Migrantes della CEI su gli italiani nel mondo Roma è la prima città per iscritti all’Aire, l’associazione degli iscritti all’estero, con oltre 343 mila iscrizioni. E’ come se fossero stati creati un paio di municipi della Capitale all’estero.

La seconda città, per abitanti del Lazio, emigrati all’estero è Frosinone, con circa 52 mila iscrizioni. La nostra regione ha quasi 490 mila sui cittadini che oramai hanno deciso di vivere all’estero, la maggior parte ha un’età compresa tra i 35 e i 49 anni, ma c’è un buon 12% che è sotto i 17 anni. Il Lazio è la quarta regione per partenze a livello nazionale, dopo Sicilia, Lombardia e Campania. 

Gli abitanti del Lazio decidono di emigrare principalmente in America meridionale (225 mila) e nell’Europa a 15 (153 mila). Solo 9.300 invece le iscrizioni in Africa. I primi tre paesi per accoglienza sono il Brasile, l’Argentina e il Regno Unito. 

La mobilità degli italiani con la pandemia, quindi, non si è arrestata, ma ha subito un ridimensionamento che non riguarda, però, le nuove nascite all’estero da cittadini italiani, ma piuttosto le vere e proprie partenze, il numero cioè dei connazionali che hanno materialmente lasciato l’Italia recandosi all’estero da gennaio a dicembre 2020. In valore assoluto, si tratta di 109.528 italiani, oltre 21 mila persone in meno rispetto all’anno precedente. Il 54,4% (59.536) sono maschi, il 66,5% (72.879) celibi o nubili, il 28,5% (31.268) coniugate/i, il 2,2% divorziate/i (2.431).

Per il rapporto “l’Italia, in sintesi, è oggi uno Stato in cui la popolazione autoctona tramonta inesorabilmente  la popolazione immigrata, complice la crisi economica, la pandemia, i divari territoriali e l’impossibilità di entrare legalmente, non cresce più. A quanto detto occorre aggiungere un altro paradosso, ovvero che l’unica Italia a crescere è quella che mette radici (e residenza) fuori dei confini nazionali in modo ufficiale – e quindi iscrivendosi all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) – o in modo ufficioso, non ottemperando cioè all’obbligo di iscrizione anagrafica. A partire sempre più numerosi sono gli italiani di nascita e quelli per scelta, quindi naturalizzati, coloro che chiedono di diventare italiani e che, una volta ottenuta la cittadinanza, tecnicamente vengono chiamati ‘nuovi’ italiani. Questi italiani, in realtà, di ‘ nuovo’ non hanno nulla”.

Nel generale calo delle partenze (-16,3% rispetto all’anno precedente), le diminuzioni maggiori si riscontrano per gli anziani (-27,8% nella classe di età 65-74 anni e -24,7% in quella 75-84 anni) e per i minori al di sotto dei 10 anni (-20,3%). Crescono, invece, i giovani tra i 18 e i 34 anni (42,8%): nell’anno della pandemia, il protagonismo dei giovani italiani in mobilità aumenta, ma il “rischio” di uno spostamento è stato volutamente evitato dai profili più fragili, anziani e bambini

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