Il Centro Baobab: diamo fastidio, ma non ci fermeranno

Il coordinatore Andrea Costa: diamo fastidio, ma Baobab continuerà ad esserci come un'alternativa al razzismo e alle fake news sui migranti.

conferenza stampa esponenti centro Baobab. Penultimo a destra Andrea Costa

“Vogliamo ricordare cosa è stato il Baobab in questi tre anni a Roma, dire intanto che non ci hanno fermato 21 sgomberi e non sarà il 22esimo a fermarci, continueremo finché ci sarà un vuoto nell’accoglienza, a fornire solidarietà ai migranti e soprattutto vogliamo rilanciare un’iniziativa concreta e politica nel Paese visto che il decreto sicurezza Salvini non fa, a nostro avviso, che peggiorare la situazione”.

A due giorni dallo sgombero del Centro Baobab, il coordinatore degli attivisti, Andrea Costa, ha parlato in una conferenza stampa sottolineando che “Baobab non chiude, ma continuerà ad esserci” per essere ancora “un’alternativa al razzismo, alle fake news sui migranti: con gli sgomberi non si risolve niente”. “Diamo fastidio”, ha detto ancora Costa, ma questo “è il momento di schierarsi contro il salto di qualità in negativo delle politiche sull’immigrazione”.

Al  momento una cinquantina di migranti continua a permanere dinanzi al piazzale Est della stazione Tiburtina, senza tende né gazebo. “Le forze dell’ordine, a differenza del ministro Salvini, giocano meno con i social. Abbiamo capito allora che abbiamo un po’ di tempo per riorganizzarci. Certo, non potremo stare lì a lungo…”. Non è esclusa un’interlocuzione con le istituzioni: “noi – ha proseguito – ci siamo sempre seduti a tutti i tavoli, il problema è che spesso ci hanno raccontato frottole”.

“Come mai il comune di Roma si è attivato per dare una sistemazione ai migranti di Baobab solo dopo lo sgombero?”, ha chiesto invece Giovanna Cavallo, di ‘Rete Legale’, che ha tenuto a smentire alcune delle notizie circolate nei primi momenti dello sgombero: “C’erano 193 persone, delle quali 24 senza documento: o perché scaduto, o perché da richiedere, ma non c’era nessun clandestino!”. Ci sono, al momento, alcune situazioni non chiare rispetto lo status di alcuni dei migranti e su queste, ha aggiunto, “chiederemo chiarimenti alla Questura di Roma”.

Il punto, ha prosegutio Cavallo, è che “noi diamo assistenza a un target che altrimenti non avrebbe nessun interlocutore: ‘dublinati’, richiedenti asilo, eccetera”. Tutto un mondo per il quale “serve un sistema flessibile di accoglienza”, altrimenti “diventa un problema per noi e per la cittadinanza”. Quanto al comune di Roma, “parli di meno e si attivi di più”.

 

 

 

 

 

 

 

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