Lo stupro non diventa reato europeo. Nonostante gli appelli arrivati da diverse associazioni femministe e da schieramenti politici di diversi Paesi, il reato di stupro come “sesso senza consenso” non è stato inserito nell’accordo raggiunto ieri, 6 febbraio, tra il Parlamento europeo e gli stati membri dell’Unione europea sulla direttiva per combattere le violenze contro le donne, le mutilazioni genitali femminili e il matrimonio forzato.
L’Eurocamera, nella bozza dell’articolo 5 della direttiva, prevedeva una definizione di questo reato penale applicabile a “ogni rapporto sessuale non consensuale” e in tutti gli Stati membri. Nell’accordo raggiunto, invece, riferisce l’Ansa, si parla sì di “mancanza di consenso”, ma non si va oltre. Ossia, il sesso senza consenso resta reato, ma non lo diventa a livello europeo, per l’opposizione di diversi membri della dell’Unione europea – capeggiati da Francia, Germania, Paesi Bassi e Ungheria – che hanno motivato la scelta con la ragione che l’Ue non è competente in materia e che il testo sarebbe stato oggetto di ricorsi. L’Italia era invece a favore.
Diverse ong, tra cui Amnesty international e Human rights watch, hanno accusato gli Stati contrari di “nascondersi dietro a interpretazioni giuridiche”. La definizione di stupro – ricorda l’Afp – varia da un Paese all’altro. La Svezia, per esempio, considera stupro qualsiasi atto sessuale compiuto senza consenso esplicito. In Francia, invece, lo stupro comporta la penetrazione sessuale o il sesso orale compiuti su una persona con violenza, coercizione, minaccia o sorpresa.
Nei giorni scorsi la Fondazione Una Nessuna Centomila si è detta preoccupata su quanto sta accadendo in Europa intorno alla Convenzione di Istanbul, il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante, nato con l’obiettivo di creare un quadro normativo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza, che l’Italia ha sottoscritto il 27 settembre 2012. La Convenzione è stata poi ratificata dal Parlamento europeo nel maggio scorso, ma senza l’adesione di sei Stati membri (Bulgaria, Cechia, Ungheria, Lettonia, Lituania e Slovacchia).
“Da quando il nostro Paese nel 2013 ha ratificato la Convenzione – si legge in una nota di Una Nessuna Centomila -, molte delle misure elencate hanno costituito la base per poter legiferare contro la violenza sulle donne. Certo siamo lontani, soprattutto nell’ambito della prevenzione, dagli standard legislativi e culturali che la Convenzione richiede ma averli come obiettivi ha prodotto strumenti di condivisione sociale e politica e pressione istituzionale nel realizzarli o nel decidere di negarli”.
L’accordo arriva mentre in Italia, a Catania, una tredicenne è stata stuprata da un gruppo di ragazzi nei bagni pubblici di Villa Bellini. Secondo il racconto, riportato da La Repubblica, mentre due violentavano la ragazza, gli altri cinque guardavano, tenendo fermo il fidanzato e costringendo anche lui a guardare.
Nel Lazio l’anno nero per gli stupri è stato il 2022. Secondo i dati Uil ed Eures, si è toccato il picco con 566 denunce, di cui 465 soltanto a Roma, che ha registrato una crescita di denunce di oltre il 25% rispetto al 2021. In pratica, 11 stupri ogni 100mila abitanti: un dato superiore alla media nazionale (10,7) e regionale (9,9). Nella regione, tra il 2019 al 2023 le denunce di violenze sessuali sono state in totale 2.530, a cui si aggiungono anche 59 femminicidi.
È comunque vero che con questa direttiva, per la prima volta, ci saranno delle norme a livello europeo per prevenire gli stupri, norme più severe sulla violenza informatica e un migliore sostegno alle vittime. “Gli Stati membri – si legge in una nota dell’Eurocamera – mireranno a sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che il sesso non consensuale è considerato un reato”. Su insistenza del Parlamento, inoltre, la Commissione riferirà ogni cinque anni sull’opportunità di rivedere le norme.
Tra le circostanze aggravanti indicate nella direttiva, inoltre, ci sono i crimini contro una figura pubblica, un giornalista o un difensore dei diritti umani, oppure l’intento di punire le vittime per il loro orientamento sessuale, il sesso, il colore della pelle, la religione, l’origine sociale o le convinzioni politiche e l’intento di preservare o ripristinare l’onore. Incluse anche norme contro le mutilazioni genitali femminili e il matrimonio forzato, così come norme specifiche per i reati online.
“Per la prima volta, l’Unione europea invia un messaggio chiaro: prendiamo sul serio la violenza contro le donne come una minaccia esistenziale alla nostra sicurezza. Insieme, quasi 450 milioni di persone e tre istituzioni affermano che non lo tollereremo”, ha dichiarato la relatrice in Parlamento europeo, Frances Fitzgerald (Ppe). “Sebbene la direttiva non affronti tutto ciò che il Parlamento avrebbe voluto, compreso il reato di stupro basato sulla mancanza di consenso, essa compie importanti passi avanti in materia di prevenzione, protezione e azione penale. Oggi compiamo il primo passo per fare dell’Europa il primo continente al mondo a sradicare la violenza contro le donne”, ha concluso Fitzgerald.
Delusa anche l’altra relatrice, Evin Incir (S&D). “Questo accordo è un catalizzatore di cambiamenti positivi, un impegno a migliorare continuamente e dimostra la nostra responsabilità collettiva nel combattere la violenza contro le donne. Ma la nostra lotta è tutt’altro che conclusa. Sono molto delusa dal fatto che alcuni Stati membri abbiano scelto di stare dalla parte sbagliata della storia e di bloccare l’inclusione di una legislazione sullo stupro basata sul consenso. Tuttavia, continuo a sperare che, promuovendo un cambiamento culturale sul consenso in Europa, si possa spianare la strada per l’adozione della legislazione in futuro. Continueremo a lottare per i diritti delle donne finché il cambiamento della società non sarà inequivocabile”, ha dichiarato Incir.