Sono stati 3.950 gli interventi compiuti dai vigili del fuoco, dal 15 giugno al 4 agosto, nell’intera provincia di Roma; di questi 1.747, quindi poco meno della metà, sono interventi per incendi boschivi. La drammaticità del dato sta anche nel fatto che, l’emergenza incendi, si è concentrata negli ultimi 20 giorni.
“In queste ore, in provincia a Roma si sta tirando un po’ il fiato ma quelli appena trascorsi sono stati giorni di lavoro molto intenso” dice all’agenzia Nova il funzionario di guardia del comando provinciale dei vigili del fuoco di Roma, Giammarco Locuratolo. Parlando di attività antincendio “non si può pensare ad una attività lineare dato che si segue molto la casualità; ci sono giorni in cui si riesce a malapena a gestire le emergenze ed altri in cui la pressione sembra allentarsi”. La cosa che risulta essere certa è che le ore pomeridiane sono quelle a maggior rischio.
“I problemi di solito – dice Locuratolo -, si intensificano alle 13 e rallentano alle 18, questo sicuramente perché in quelle ora ci sono le temperature più elevate ed anche perché nel pomeriggio si alza un po’ di brezza. Vento e caldo sono le condizioni meteorologiche più favorevoli per i roghi”. E infatti, gli incendi più devastanti degli ultimi giorni, quello di Monte Mario e quello a Roma nord che ha coinvolto vaste aree a Castelnuovo di Porto, Morlupo, fino a Rignano Flaminio, sono divampati appena dopo le 13:00. Ma c’è un altro valore che differenzia un incendio dall’altro: il “carico” dell’incendio stesso. Praticamente la quantità di combustibile. “È chiaro che le operazioni di spegnimento dell’incendio di un appartamento in cui vive un accumulatore seriale sono più complesse di quelle dell’incendio di un appartamento con poco mobilio. Alla stessa maniera il rogo di un’area verde è più complicato se sono presenti quei rovi e quella vegetazione che, invece, doveva essere rimossa come prevedono le buone norme. Peggio ancora se tra la vegetazione ci sono rifiuti con materiale plastico”.
E anche per questo che l’incendio di Monte Mario è stato devastante tanto che “le fiamme erano talmente alte che non sapevamo cosa stesse bruciando tra vegetazione e immondizia”. Stabilire poi le cause di un incendio boschivo resta sempre un grosso problema su cui si cimenta l’apposito nucleo investigativo antincendio del comando provinciale di Roma. Un lavoro non semplice perché “già soltanto stabilire il punto di partenza del rogo che si è esteso per ettari – dice il funzionario dei pompieri – è cosa complessa; stabilire l’innesco tra i residui che l’incendio stesso ha lasciato, lo è ancora di più. Il fuoco, infatti, è l’elemento maggiormente distruttivo in natura e non fa sconti a nessuno”. Questo i pompieri lo hanno imparato anche a loro spese.