Serviranno tre mesi di tempo, con possibilita’ di proroga di altri tre mesi, affinche’ i carabinieri del Noe, incaricati dalla procura di Roma, possano stabilire le cause dell’incendio divampato mercoledi’ pomeriggio nell’impianto di Malagrotta.
A quasi 48 ore dal primo allarme, 30 vigili del fuoco continuano a presidiare il perimetro dell’impianto Tmb Malagrotta 2 e a gettare acqua sulle braci che minacciano di ravvivare le fiamme.
La consulenza disposta dalla procura dovra’ far luce sul sistemi antincendio, per capire cioe’, se oltre ad aver funzionato, lo stesso fosse correttamente dimensionato per la quantita’ di materiale combustibile presente nell’impianto. La magistratura capitolina, appena poche ore dall’allarme, ha aperto un fascicolo contro ignoti ipotizzando il reato di delitto colposo di danni, e sta aspettando che il lavoro dei vigili del fuoco venga ultimato per procedere al sequestro dell’area.
Inoltre si e’ anche in attesa degli esiti delle analisi dell’Arpa Lazio in base ai quali il reato potrebbe cambiare a seconda dell’impatto che l’incendio ha avuto sull’ambiente.