Inchiesta Ama: Raggi, “piena fiducia a Giampaoletti”

Il dg coinvolto nell'inchiesta ha detto che i 18 milioni richiesti dalla municipalizzata al Comune non sono dovuti. Mentre la sindaca ha ribadito che Ama resterà pubblica e che gli stipendi dei lavoratori non sono a rischio

Virginia Raggi

La sindaca Virginia Raggi ha detto di riconoscere “piena fiducia a Giampaoletti”, il direttore generale del Campidoglio che risulta tra gli indagati per tentata concussione nell’inchiesta della procura di Roma sui conti dell’Ama. E ha poi continuato, dicendo di essere “contenta che la magistratura faccia chiarezza su debiti che risalgono a circa 10 anni fa. Stiamo facendo un’azione di pulizia nei vari bilanci e Ama non si sottrae a questa operazione, perché la chiarezza nei conti è la base per costruire solide fondamenta”.

Rispetto al destino della municipalizzata, la prima cittadina ha confermato che l’azienda resterà pubblica, precisando che “se qualcuno ha anche solo pensato – anche attraverso ipotetici modelli di sviluppo, rappresentati nel progetto di piano industriale – che Ama possa avviare fusioni o collaborazioni con altre aziende, e quindi allontanarsi dalla nostra linea, che è quella di Ama pubblica al 100%, sicuramente non fa parte della nostra linea”. Il riferimento è ad alcune indiscrezione apparse sulla stampa che davano come possibili delle collaborazioni aziendali con Acea.

 

Intanto stamattina durante la commissione Trasparenza su Ama, Giampaoletti ha ribadito che per Roma Capitale 18 milioni di euro richiesti da Ama per extra costi nella gestione dei servizi cimiteriali non sono dovuti. Il dg ha ricordato che “il rapporto tra Roma Capitale e Ama Servizi funebri e Cimiteriali è regolato dal contratto di servizio, l’ultimo è stato approvato a marzo 2018. Nel contratto sono previsti tutti gli elementi economici che regolano le risorse finanziarie ad Ama. Sul vecchio contratto, relativo al periodo di cui parliamo, l’articolo 10 prevede 10 milioni di euro per l’erogazione dei servizi, come tumulazioni ed estumulazioni, e 4 milioni più 1 per la realizzazione delle opere. Un totale di 15 milioni che però non sono di Ama: Ama agisce come agente contabile e quindi qualsiasi euro incassato va restituito a Roma Capitale, che poi li rimborsa ad Ama in base a giustificativi di spesa”.

“Poi – ha aggiunto – c’è un altro comma: nel caso di costi maggiori, a fronte della presentazione di giustificativi di spesa, non per inefficienze di Ama, Roma Capitale è obbligata a garantire la copertura del disavanzo. Perché non paghiamo? Perché Ama non ha mai dato evidenza di quegli extra costi non imputabili a una gestione inefficiente ma a oggettive maggiori spese necessarie sostenute”.

 

 

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