Inchiesta nomine: Marra, sono vittima di guerra tra bande

L'ex capo del personale del Campidoglio dice di non essere mai intervenuto per favorire il fratello. "Io mi sono trovato in una guerra tra gruppi all'interno agli M5S"

“In relazione alla nomina di mia fratello Renato come capo della Direzione Turismo del Comune di Roma mi dichiaro assolutamente innocente. Sono stato estraneo nella procedura di interpello che nasce su iniziativa della sindaca Raggi che ha potere esclusivo e autonomo nelle scelte e nell’assegnazione degli incarichi”. E’ quanto affermato in aula dall’ex capo del personale del Comune di Roma, Raffaele Marra, sentito nel processo che lo vede imputato per abuso di ufficio in relazione alla vicenda della nomina del fratello, Renato Marra, a capo della direzione Turismo del Campidoglio. Si tratta della stessa vicenda per la quale è stata sotto processo la Raggi poi assolta dall’accusa di falso l’11 novembre scorso.

Spiegando le procedure di nomina, l’imputato ha aggiunto che era di “natura esplorativa e non certo comparativa, tanto è vero che la sindaca poteva conferire incarichi anche indipendetemente dalla presentazione delle istanze. Anche io, come altri dirigenti, fummo oggetto di valutazione senza aver presentato istanze. Quanto all’incremento retributivo che nel caso di mio fratello sarebbe passato dalla prima alla terza fascia, era già indicato nella procedura di conferimento dell’incarico”.

Marra ha spiegato che fin dal primo giorno “era a conoscenza che Renato era vicecomandante della Municipale. Lo sapevano tutti. Del resto lui era in Comune dal 2008-2009. Fu l’avvocato De Santis a dirmi che la sindaca aveva pensato a mio fratello quale nuovo capo della Polizia Locale. Tuttavia, per ragioni di opportunità politica, nei Cinque Stelle c’erano due anime, la questione fu accantonata, mi fu detto che Renato era molto giovane e sarebbe stato nominato nella prossima tornata. Io dissi ‘decidete voi come ritenete più opportuno'”.

“Io mi sono trovato in una guerra tra gruppi all’interno agli M5S. Quelli che stavano con la sindaca Raggi e quelli che invece stavano con Roberta Lombardi. Io non avevo gruppi ma ero percepito come vicino alla sindaca, ma io non ho fatto politica: era un massacro sui giornali tutti i giorni”.

Nel corso dell’interrogatorio, ha definito come una “sventura” la sua esperienza nell’amministrazione comunale durante la quale “per tre volte ha chiesto di mettermi in aspettativa”.

“Non sono mai stato militante M5S. Sono stato chiamato perché sono un valido amministratore – ha detto rispondendo alle domande del pm Francesco Dall’Olio -. Ho conosciuto la Raggi nell’aprile del 2016 ad una cena organizzata dal funzionario comunale Salvatore Romeo che mi aveva contattato mentre mi trovavo in aspettativa, per chiedermi se potevo collaborare con loro. In quella fase mi sono limitato ad inviare via mail alla sindaca la macrostruttura del comune di Milano perché pensavo fosse fatta bene ed infatti quella attualmente in vigore in Campidoglio ricalca questo modello”.

L’imputato ha raccontato di avere lavorato in passato con il sindaco Gianni Alemanno di cui nel 2008 è stato “dirigente e uomo di fiducia dal punto di vista tecnico ì amministrativo, ma non avevo certo la tessera di An. Così come quando sono stato nominato dirigente durante la consiliatura guidata da Ignazio Marino: non sono mai stato un militante Pd”. Marra ha ricordato anche la nomina in Regione Lazio, durante la presidenza di Renata Polverini. “Sono stato scelto nell’ambito di un bando pubblico ma anche in questo caso non ho mai avuto tessere o fatto attività politica”, ha precisato.

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