Iran: 30enne romana arrestata, telefonata in lacrime ai genitori: “Aiutatemi”

Il padre ha scritto ieri un post su Facebook - poi rimosso - per chiedere aiuto, spiegando che la figlia era stata "arrestata dalla polizia insieme a dei suoi amici mentre si accingeva a festeggiare il suo compleanno”. Alessia Piperno gira il mondo "in solitaria" da sei anni e si trovava in Iran da 2 mesi. Nel Paese da settimane vanno avanti le proteste di piazza, dopo la morte - il 16 settembre scorso - della 22enne curda Mahsa Amini, che era stata arrestata dalla polizia morale per aver indossato il velo in modo scorretto

foto dall'account instagram attraverso il quale Alessia Piperno documentava i suoi viaggi @travel.adventure.freedom

“Sono in corso le verifiche da parte dell’ambasciata e della Farnesina”. Non aggiunge nulla di più il ministero degli Esteri sulla controversa vicenda di Alessia Piperno, la 30enne romana arrestata la scorsa settimana in Iran.

All’agenzia Ansa, il padre della ragazza, Alberto Piperno dichiara: “Siamo molto preoccupati, la situazione purtroppo non va bene. Siamo contatto con Unità di Crisi della Farnesina che ha attivato tutte le procedure del caso”. Bocche cucite nella libreria di famiglia, nel quartiere Tuscolano a Roma, dove si respira preoccupazione: è aperta come ogni giorno ma all’interno i titolari preferiscono non parlare con i giornalisti così come consigliato loro.

Ieri Alberto Piperno aveva pubblicato un messaggio su Facebook, chiedendo aiuto. Nel post riferiva che la figlia era stata “arrestata dalla polizia insieme a dei suoi amici mentre si accingeva a festeggiare il suo compleanno” e di non conoscere il motivo dell’arresto né il luogo in cui Alessaia era detenuta. “Erano quattro giorni  – scrive il padre – che non avevamo sue notizie, dal giorno del suo 30esimo compleanno, il 28 settembre. Anche il suo ultimo accesso al cellulare riporta quella data. Stamattina arriva una chiamata. Era lei che piangendo ci avvisava che era in prigione. Sono state solo poche parole ma disperate. Chiedeva aiuto”. Successivamente il post è stato rimosso, probabilmente su consiglio della Farnesina.

Una giornalista del Fatto Quotidiano, Tiziana Ciavardini, racconta su Facebook della conversazione avuta con il padre di Alessia. L’uomo, secondo quanto riferisce Ciavardini, le aveva chiesto di non scrivere un articolo sulla vicenda perché la Farnesina gli aveva consigliato di non divulgare la notizia.

“E quindi non ho scritto nulla – spiega sui social la giornalista –  Ma lui aveva però già scritto un post che era diventato vitale. A qualche ora dalla pubblicazione del post il sig. Alberto Piperno lo aveva rimosso su seggerimento della Farnesina ma era già troppo tardi. Dal post, la stampa ha fatto il suo corso e oggi anche i tg ne parlano. Nonostante la mia solidarietà per la giovane Alessia (30 anni) mi chiedo come mai visto che era in Iran da due mesi appena ha visto l’aumentare delle proteste non ha lasciato il paese?”.

Secondo Ciavardini la vicenda di Alessia potrebbe essere simile a quella di Clotilde Reiss, la ragazza francese arrestata in Iran nel 2009 durante delle proteste antigovernative, “colpevole solo di aver fotografato gli incidenti del dopo elezioni a Teheran”. Non avrebbe quindi la prima volta che in Iran gli stranieri vengano accusati di fomentare le proteste nel Paese, finendo poi in carcere.

Un’ipotesi  che sembra confermata anche dalla nota diffusa il 30 settembre scorso dal ministero dell’Intelligence dell’Iran – e rilanciata dall’agenzia di stampa iraniana “Irna” – nella quale si accusano le “potenze straniere” di aver eterodiretto le proteste in corso da due settimane. Motivo per cui, prosegue il comunicato, erano stati arrestati nove cittadini stranieri “provenienti da Germania, Polonia, Italia, Francia, Paesi Bassi, Svezia” e altri Stati esteri non specificati.

La nota era stata diramata dopo che le autorità hanno deciso di usare il pugno di ferro per reprimere l’ondata di proteste che da due settimane infiamma tutto il Paese, dopo la morte – il 16 settembre scorso – della 22enne curda Mahsa Amini. La giovane era stata arrestata alcuni giorni prima dalla polizia morale per aver indossato il velo in modo scorretto.

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