Le Caritas di Roma e del Lazio contro il provvedimento della Regione Lazio sul gioco d’azzardo. Nel Lazio, nel 2021 sono stati giocati nel Lazio ben 11 miliardi e 568 milioni di euro (2.019 pro-capite) con profitti per le compagnie dell’azzardo per 839 milioni e 294 mila euro. Nel 2020 ne erano stati giocati meno quattro.
Cambiata la legge regionale del 2013
Caritas fa notare che “il Consiglio Regionale del Lazio, nella seduta del 27 luglio 2022, ha approvato un subemendamento alla legge di Assestamento di Bilancio che modifica le norme in materia di contrasto al gioco d’azzardo. In particolare, il subemendamento proposto dalla Giunta Regionale va a stravolgere la Legge regionale n. 5 del 2013”. E ancora: “Una misura illuminata quella che venne approvata nove anni fa, per evidenziare la pericolosità dell’industria dell’azzardo e della sua capillare diffusione nel territorio regionale sia per le patologie collegate, sia per le crescenti infiltrazioni della criminalità organizzata – scrive una nota – Come Caritas del Lazio siamo stati interpellati dalla Regione sul tema ma non possiamo non rilevare che si poteva fare molto di più per un reale impegno di prevenzione contrasto”.
Solo per i nuovi esercizi cala la distanza dalle aree sensibili
Ma sta proprio qui che le Caritas del Lazio puntano i piedi, perché “con le nuove disposizioni, la distanza delle sale gioco dalle aree sensibili passa da 500 a 250 metri solo per gli esercizi di nuova apertura. Nessun limite di distanza, quindi, per gli esercizi pubblici commerciali e le sale da gioco già esistenti alla data in vigore della nuova disposizione, rispetto alle aree sensibili, quali istituti scolastici, centri anziani, strutture residenziali o semiresidenziali sanitarie o socioassistenziali, luoghi di culto. Assente anche il richiesto divieto di vendita in questi locali degli alcolici”.
Il Lazio distante dalle regioni più virtuose
Dunque, fanno notare le Caritas, “accogliendo le istanze dell’industria dell’azzardo, la Giunta del Lazio ha smentito quanto fatto dalla stessa nel 2020, discostandosi anche dalle normative più recenti quali quelle delle Regioni Emilia-Romagna e Toscana”.
Note anche positive nelle nuove norme
Comunque, per l’organismo caritativo “le nuove norme introducono alcune prescrizioni condivisibili che avevamo suggerito e che riguardano tutti gli esercenti, non solo quelli di nuova apertura, tra cui: la riduzione della frequenza delle singole giocate a non meno di una giocata ogni 30 secondi; la separazione netta tra lo spazio dedicato agli apparecchi da gioco e gli altri ambienti degli esercizi; una pausa obbligatoria di 5 minuti ogni trenta minuti di gioco consecutivi; interdizione dal gioco ai soggetti in stato di manifesta ubriachezza; riduzione delle fasce orarie di gioco lasciando però ai comuni la facoltà di deliberare in materia”.
Almeno 5.700 slot machine
Nelle cinque province del Lazio – prima della pandemia – risultavano attive slot machine in ben 5700 pubblici esercizi quali bar, tabaccherie, lavanderie, cartolerie. Quanto poi alle sale con VLT – slot machine più aggressive – queste sono ben 378, quasi tutte (87%) con ampi spazi per fumatori dove consumare tabacco ininterrottamente. Gli orari di punta vanno dalle 23 all’una del giorno dopo. “Orari d’affari che l’emendamento continua a garantire con particolare e sospetta generosità”, sottolineano le Caritas.
Appello ai sindaci delle Caritas del Lazio
Le Caritas del Lazio nelle prossime settimane faranno un appello ai Sindaci dei comuni delle rispettive Diocesi chiedendo, per quanto concerne le loro competenze – in primis per gli orari di apertura degli esercizi -, quelle misure che la Giunta regionale e il Consiglio regionale non hanno avuto il coraggio di approvare.
Pareri contrari alla nuova normativa sull’azzardo
Contro il sub emendamento ha votato il capo di Demos nel Lazio Paolo Ciani, in maggioranza perché “se ci sono più giochi si diffonde di più la patologia” del gioco d’azzardo. Per Guglielmino Masci, psicoterapeuta, “la normativa dovrebbe prevedere che il sistema monitori i giocatori patologici e non, questo per limitare i danni. I gestori delle sale gioco dovrebbero collaborare in tal senso”.