La Caritas e le monetine della Fontana di Trevi, si cerca una soluzione

Il Comune ha deciso che dal primo aprile i soldi della Fontana di Trevi, le migliaia di monetine, che ogni anno i turisti gettano nella vasca, non andranno più all'ente caritativo

Alla Caritas in qualche modo se lo aspettavano. Il Comune ha deciso che dal primo aprile i soldi della Fontana di Trevi, le migliaia di monetine, che ogni anno i turisti gettano nella vasca, non andranno più all’ente caritativo. Una vicenda che era in sospeso da mesi e a cui ora le parti stanno cercando di rimediare.

Vi sarebbero infatti motivi tecnici e legislativi alla base della decisione del Campidoglio. Il Comune, su indicazione della Corte dei Conti dovrebbe mettere nel bilancio i soldi ricavati dalle offerte di chi viene a Roma e getta le monete nella Fontana. Poi questi soldi dovrebbero essere ridistribuiti attraverso pubblici bandi.

Insomma, la Caritas per aver accedere a quel milione di euro e mezzo di euro annuale dovrà partecipare a un regolare bando. Non è più possibile continuare col regime di prorogatio dopo che Veltroni nel 2001 individuò nell’ente caritativo della Chiesa il destinatario della somma.

La Caritas ogni tre mesi finisce un resoconto su cone vengono impiegate le somme, sui progetti attivati. Progetti poi toccati con mano anche dal vicepremier Di Maio, che in estate ha visitato la Cittadella della Carità sulla Casilina. Qui non solo sono ospitati senza casa, ma c’è un ambulatorio dentistico, un emporio della solidarietà dove le famiglie indigenti ricevono beni di prima necessità.

Per la Caritas, “ un problema purtroppo in costante crescita, laddove l’assenza di una strategia di intervento che sappia affrontare il bisogno multidimensionale delle persone senza dimora non migliora il quadro di riferimento”. Al contrario, per la Caritas di Roma questo approccio “catalizza riduttivamente le risposte in azioni di emergenza durante alcune stagioni dell’anno, rischiando di produrre ‘oblio’ attorno al fenomeno homelessness nei periodi considerati meno critici e di perpetuare e con il tempo accentuare problematiche, tensioni e conflitti nei territori, depotenziando anche alcuni fattori di coesione sociale”.

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