Il cartello che indica l’itinerario riservato solo alle due ruote è a terra, perso in mezzo alla vegetazione incolta che cresce all’interno delle aiuole che delimitano la pista, scrive oggi il Tempo Roma. Prima di girare su via Nicola Zabaglia, è questo il biglietto da visita, per romani e turisti, della ciclabile di via Caio Cestio. Alle cinque del pomeriggio (in più giorni feriali della scorsa settimana) incontriamo solo una bici. Tutt’intorno silenzio, e degrado.
Ci imbattiamo nell’asfalto scivoloso in più punti sul percorso. Cartacce, bottiglie e bicchieri di plastica figli delle notti brave in quel di Testaccio, insieme all’erba alta ai fianchi del tracciato, fanno il resto. Accanto ad ostacoli e tombini otturati. Siamo nel cuore del centro storico della Capitale. A qualche metro dall’ingresso del cimitero degli inglesi dove riposano nomi noti, da Antonio Gramsci a John Keats – meta di numerosi visitatori, là dove la pista si interrompe per proseguire poco più giù.
La segnaletica a terra per biciclette è quasi scomparsa, usurata dal tempo. L’area circostante soffre di incuria. In via Leoni, in barba agli interventi di pulizia, ad esempio continua a riformarsi con costanza la discarica di rifiuti ingombranti, indumenti e materiali di risulta. I residenti si appellano alle istituzioni per attivare controlli più stringenti sull’inciviltà. Di sicuro non è tra le più problematiche la pista di via Cestio, ma è un esempio concreto di criticità sul tema su cui aprire una riflessione a 360 gradi su come l’amministrazione comunale possa procedere a revisionare una mobilità diventata “insostenibile”, che a Roma si muove nella maggior parte dei casi tra rischi evidenti ed insicurezze, conclude il quotidiano.