La grande truffa delle coop sugli immobili

Il pm Galanti ha chiesto l’iscrizione sul registro degli indagati di otto persone, oltre al sequestro di 37 conti correnti e 53 proprietà immobiliari

Valentina Errante per Il Messaggero

 

Gli immobili costruiti sul terreno concesso dal Comune di Roma avrebbero dovuto essere affittati a canone ridotto alle categorie sociali più deboli per tamponare l’emergenza abitativa. E invece, a Monte Stallonara, i responsabili delle coop avevano incassato i contributi della Regione e venduto quegli appartamenti. Una truffa da 14 milioni di euro che ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati dei sei presidenti delle cooperative e di due dirigenti del Campidoglio con le ipotesi di truffa aggravata e abuso d’ufficio. Su richiesta del pm Alberto Galanti, ieri, i militari del nucleo di polizia Tributaria della Finanza hanno sequestrato 37 conti correnti, 17 quote azionarie e 53 proprietà immobiliari nel Lazio e in Toscana dei componenti dei cda di quattro cooperative romane.

Gli uomini della polizia municipale della sezione edilizia piazzale Clodio, che hanno condotto le indagini, hanno invece apposto i sigilli a 76 appartamenti (tre palazzine) immobili abitati, in un’area dove le opere di urbanizzazione non sono mai state realizzate. Sul registro degli indagati con l’accusa di truffa e truffa aggravata ai danni dello Stato e dei soci delle coop sono finiti i nomi di Gina Giuliani, Cataldo Carrante, Gabriele Superchi, Filippo Nicastro, Renato Trombetta e Franca Recchia, presidenti di un lungo elenco di coop, che avrebbero ottenuto i terreni e i contributi e già dal 2006 proceduto alla vendita degli immobili, «pur avendo formalmente dichiarato – si legge nel decreto di sequestro – di avere concesso gli appartamenti in locazione ai soci».

Gli indagati avevano anche escogitato una “via di fuga legale”, spiega il gip Costantino De Robbio: «Per assicurarsi il profitto dell’operazione, i titolari delle società cooperative hanno alienato l’intera unità immobiliare a un’altra coop denominata “Monte Stallonara”, la normativa, infatti, prevede che è proibita l’alienazione in vendita di singoli appartamenti ma non di un intero corpo fabbricato», in modo che fosse estranea all’impegno assunto con le amministrazioni.

Ma i soci della nuova coop erano gli stessi di chi aveva incassato i contributi e realizzato gli alloggi. Non solo, la coop Monte Stallonara «ha provveduto a stipulare i contratti con i singoli soci prevedendo la vendita e non la locazione, con l’ulteriore stratagemma di differire la trascrizione degli atti di vendita alla data in cui era fissato il termine massimo della locazione, al fine di evitare di rendere palese l’esito fraudolento».

Le operazioni “formali” dalla cessione dell’intera unità immobiliare da parte delle coop a Montestallonara, alla vendita degli immobili ai privati hanno avuto il via libera dai funzionari comunali. Tonino Egiddi, dirigente del Dipartimento programmazione e attuazione urbanistica, e Luciano Mancini, coordinatore del Piano di Zona Monte Stallonara, sono accusati di abuso d’ufficio. Scaduti i termini previsti dalla legge, avrebbero dato il via libera alle vendite da parte della coop Monte Stallonara verso i privati al prezzo massimo di cessione: addirittura oltre 1.800 euro a metro quadro. Non si sarebbero neppure accorti che tra i soci della cooperativa comparivano gli stessi nomi di chi aveva ottenuto le agevolazioni dalla Regione per realizzare gli immobili.

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