La guerra in Ucraina e i russi di Roma, le sanzioni? Non hanno effetto

Alla chiesa ortodossa di via Palestro, russi, moldavi e ucraini l’uno accanto all’altro. I cittadini di Mosca negano che chi in Patria ora abbia difficoltà economiche

La chiesa dei russi a Roma
La chiesa dei russi a Roma

Arrivano alla spicciolata per la messa domenicale nella chiesa ortodossa russa di via Palestro a due passi dalla stazione Termini. Sono russi, ucraini, moldavi. E i sentimenti sono differenti per ognuno di loro. Ma soprattutto i russi di Roma negano che le sanzioni per la guerra in Ucraina stiano fiaccando l’economia di Mosca. Il loro orgoglio è tale che una ci dice:”Viva Putin”.

Una donna sulla sessantina cerca di rassicurare: “Al momento non mi risulta che manchino i cibi, certo c’è tensione, ma nulla di particolare. L’unica cosa dobbiamo ricordarci che siamo un unico popolo, e dobbiamo proseguire con dialogo. Non mi piace che vengano presi di mira i russi”. Chi pensa che si debba dare attenzione alla guerra in Ucraina, pensa che ci si debba ricordare anche degli otto anni della guerra nel Donbass.

Un’altra donna sulla quarantina, alta, vestita con un tailleur nera usa tutto un altro tono. “La Russia è grande, forte, non ha paura delle sanzioni occidentali. I nostri oligarchi stanno spostando i loro affari ad est, dunque non temono i ricatti economici di USA e USA – afferma tronfia – Un possibile default della Russia?  Non esiste nemmeno, perché noi abbiano tante risorse. È l’Italia invece che rischia grosso perché vedrà che tra poco i prezzi saliranno alle stelle”.

Sono tanti quelli che alla nostra domanda abbassano la testa e tirano via, negando che i loro parenti in Russia vivano questo come un momento economici difficile per il loro Paese.

I moldavi sono convinti che prima o poi il loro Paese sarà il prossimo nel mirino di Putin. “Siamo troppo deboli per resistere a lungo a un attacco della Russia – ci fa notare una signora sulla cinquantina – In Transinistria ci sono già truppe russe, e ci metterebbero un attimo ad arrivare a Chisinau. Siamo piombati in un incubo, sembra di essere tornati agli anni tra il ‘41 e il ‘45”. Gli ucraini invece si limitano a chiedere che la pace arrivi subito, sembrano troppo scioccati per commentare.

Intanto a pochi metri da via Palestro, nell’hub di Roma Termini, continua la vaccinazione degli ucraini. Arrivano due famiglie, per un totale di una decine di persone. Sono tutti negativi, ma non tutti accettano la vaccinazione. La Protezione Civile ci dice che l’attenzione è massima, anche perché i rifugiati ucraini vengono da situazioni di sovraffollamento, e in pochi portano la mascherina. 

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