Latina, sangue infetto: ministero Salute condannato a risarcire

Assegno di 800 euro al mese alla donna che - 35 anni fa - è stata contagiata da epatite C dopo una trasfusione di sangue all'ospedale Santa Maria Goretti

photo credit: salute.gov.it

Un assegno mensile di 800 euro e la somma di 220 mila euro è il risarcimento che il tribunale di Latina ha ritenuto equo per una 50 enne di Latina contagiata da epatite C dopo una trasfusione di sangue  all’ospedale Santa Maria Goretti 35 anni fa.

La sentenza è stata pronunciata ieri dal giudice Simona Marotta, contro il ministero della Salute, a favore del ricorso presentato dall’avvocato Renato Mattarelli per conto della donna che oggi ha 50 anni. I fatti risalgono appunto al 1985 quando la donna, allora 15enne, a seguito di un gravissimo incidente stradale in motorino, era stata trasportata in emergenza all’ospedale Goretti di Latina dove i medici le hanno salvato la vita ma nel corso delle cure le hanno somministrato alcune sacche di sangue infetto dal virus HCV responsabile dell’epatite C.

“Quando, a 27 anni, nel 1997 scoprì di essere stata contagiata – ricostruisce l’avvocato Mattarelli – la donna nel pieno della sua giovinezza e alla fine dei postumi dell’incidente, cadde in una profonda depressione. Pensava di essersi messa alle spalle i mesi della lunga convalescenza e gli anni di recupero delle funzioni vitali, danneggiate dall’incidente, e invece nella sua vita si apriva un nuovo e ancora più gravoso dramma personale: quello di convivere per tutta la vita con un virus letale, contagioso ed invalidante”. Anche la burocrazia è andata contro la donna che nel 1998 ha chiesto inutilmente al ministero della Salute, per il tramite dell’Asl di Latina, l’indennizzo mensile previsto dalla legge n. 210/1992. Per la Commissione medica ospedaliera incaricata di valutare la domanda della donna pontina non ci sarebbe stato il nesso causale fra le trasfusioni del Goretti di Latina del 1985 e il contagio del virus dell’epatite C. Ieri, invece, con la sentenza 239/2020 del Tribunale di Latina ha accolto il ricorso dell’avvocato Renato Mattarelli a cui nel 2015 la donna si era rivolta riconducendo a quelle trasfusioni le cause del contagio.

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