Le aggressioni ai medici sono in crescita nella Regione Lazio. Un fenomeno la cui causa è rintracciabile nelle “degenerazione e nel clima esacerbato e più propenso alla violenza che si respira negli ultimi anni”, ha spiegato oggi sulla cronaca romana del Corriere della sera l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato.
Le rilevazioni dell’Osservatorio regionale sulla sicurezza degli operatori socio sanitario fotografano una situazione preoccupante, soprattutto per i numeri legati al dato “sommerso”. Secondo D’Amato, infatti, “sono sottostimati perché, per paura, non tutti medici denunciano” quindi un “buon 50%” di questi episodi passerebbe sotto silenzio.
L’ultimo episodio in ordine di tempo è stata l’aggressione di ieri a un dottore del San Camillo, mentre quello più più preoccupante ha riguardato una dottoressa “al San Giovanni a cui è stato puntato un coltello alla gola”. Fortunatamente, fino ad oggi, non ci sono state conseguenze “gravissime”. Il Lazio, ha ricordato D’Amato, è nella media rispetto ad altre regioni, mentre al Sud – come in Campania o in Sicilia – ad aumentare è stata anche “la gravità delle aggressioni”, con medici “morti o dottoresse violentate”.
Da parte sua la Regione ha messo in campo diverse iniziative per contrastare il fenomeno. Tra queste, ha ricordato l’assessore, c’è stata una campagna multilingue per spiegare che “aggredire un operatore sanitario è come aggredire se stessi” e la richiesta fatta ai prefetti di equiparare “questi atti di violenza a reati veri e propri”.