Lazio, presidente Consiglio Buschini si dimette: mio operato corretto

Morra: caduta la prima testa, siamo soddisfatti

Il presidente del Consiglio regionale del Lazio, Mauro Buschini

La Regione resta senza presidente del Consiglio. Mauro Buschini ha, infatti, annunciato le sue dimissioni prima al gruppo del Pd e poi ai capigruppo delle altre forze politiche.

“Ho sempre lavorato nel pieno rispetto della legge, delle istituzioni e nella massima trasparenza. Negli ultimi giorni il Consiglio e la mia persona sono state vittime di attacchi e speculazioni politiche”. Cosi’ Mauro Buschini, presidente del consiglio regionale del Lazio, annuncia le sue dimissioni, facendo riferimento alla vicenda di assunzioni alla Regione Lazio.

“Ribadisco che la procedura e’ stata non solo regolare ma pienamente trasparente e ha permesso di integrare le risorse umane con personale esperto e preparato – aggiunge Buschini – Ho deciso di rassegnare le mie dimissioni da Presidente per garantire al mio successore di nominare in piena autonomia i membri della Commissione trasparenza che ho fortemente voluto e che, sono sicuro, fara’ luce sulla vicenda”. “Una decisione necessaria – prosegue Buschini – per la passione e la serieta’ con la quale ho ricoperto il mio ruolo da quasi due anni e che ho deciso di prendere per il rispetto massimo che nutro per le istituzioni, i miei colleghi e i cittadini che da anni mi conoscono per la serieta’ e concretezza e che negli ultimi giorni mi esprimono il loro sostegno. Continuero’ con lo stesso entusiasmo di sempre a rappresentare le istanze dei cittadini e cercare di dare risposte alle aspettative di un territorio, al quale mi lega un profondo sentimento di amore”.

Il passo indietro del numero uno dell’aula della Pisana arriva dopo l’infornata di assunzioni a tempo indeterminato formalizzata dal suo ufficio.

La Concorsopoli che imbarazza i dem è partita a cavallo di Natale, quando la presidenza del Consiglio ha pescato 16 funzionari da una graduatoria aperta ad Allumiere, paesino in provincia di Roma che per sindaco ha proprio uno dei collaboratori di Buschini. Al concorso avevano partecipato politici, assessori e segretari dem da diversi comuni laziali. Ma sono stati assunti anche dipendenti in quota 5S e Lega, i due partiti che esprimono i vicepresidenti del Consiglio, il grillino David Porrello e Giuseppe Cangemi, in quota Carroccio.

Ora i dem sono già a caccia del successore di Buschini: in pole c’è Marco Vincenzi. I meloniani invece chiedono le dimissioni dell’intero consiglio di presidenza: oltre a Buschini, Porrello e Cangemi a votare il via libera alle assunzioni sono stati anche Michela Di Biase (Pd), Daniele Giannini (Lega) e Gianluca Quadrana (Lista civica Zingaretti).

“Caduta la prima testa, e non possiamo che essere soddisfatti. Ma per uno che viene beccato e fa anche un passo indietro -naturalmente per la pressione mediatica, non per moto di coscienza -, quanti ce ne sono di impuniti perché non beccati?”. Lo scrive su Facebook, Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia. “La partitocrazia è stata ed è anche questo: il controllo, soffocante, di tutte le migliori offerte lavorative nelle pubbliche amministrazioni, attribuite non per merito, per talento, bensì per conoscenza, per appartenenza, per fedeltà nei confronti del capetto locale o del capo unico”, aggiunge. “Questo è uno dei motivi per cui l’intelligenza collettiva, che rifiuta a priori l’idea del capo unico e che vuole solo il trionfo della razionalità condivisa e partecipata, ha sempre combattuto questa ‘selezione delle risorse umane’ modellata sul servilismo adulatorio”, conclude.

 

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