Le telecamere di sorveglianza di Roma hanno un problema serio

I numeri spiegati dal delegato alla sicurezza del Campidoglio. Più importante la privacy o la sicurezza?

Una telecamera di sicurezza su cinque non funziona. Non solo, tanti apparecchi sono analogici, dunque obsoleti. Sono i numeri che fotografano la situazione della videosorveglianza a Roma riportati dal Messaggero. A spiegarli è Marco Cardilli, il delegato alla sicurezza del Campidoglio che racconta le cifre di quello che, sul fronte della sicurezza, rappresenta un problema per una città grande e complessa come Roma. Una storia in cui è protagonista anche la giungla dei fondi non spesi e il rimpallo di competenze e responsabilità tra Regione Lazio e Comune di Roma, con quest’ultimo che – ad esempio – avrebbe chiesto alla Pisana novità sul milione di euro stanziato e non speso dalla Pisana per controllare i roghi tossici nei campi rom.

Per fare un confronto con la seconda città italiana, a Milano ci sono 12 telecamere per chilometro quadrato, a Roma 2,5.

Un sollievo per i difensori della privacy, convinti che un Grande Fratello permanente, con occhi digitali puntati h24 sulla cittadinanza, costituisca un problema per l’intimità dei cittadini e un controllo eccessivo da parte delle autorità. Ma una preoccupazione per chi, soprattutto in aree degradate, ha nella videosorveglianza un deterrente per chi voglia perpetrare fatti illeciti, dalle rapine allo sversamento in strada di rifiuti ingombranti.

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