“Se lo Stadio della Roma non si farà mai? E’ molto difficile che si faccia. Quella è una zona di grande delicatezza idrogeologica, è un’ansa del Tevere, sta sollevata in periodo di magra di 80cm rispetto al corso del fiume, quindi quando il fiume sale la zona può esser allagata. Tanto che io trovai che ci sono delle pompe per sollevare l’acqua piovana quando piove, perché la zona diventa una grande vasca”. Così l’ex assessore all’urbanistica del Comune di Roma Paolo Berdini, che oggi è stato ospite del programma di Rai Radio1 ‘Un Giorno da Pecora’, condotto da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro.
Il progetto approvato è molto diverso da quello pensato da lei? “E’ molto distante, è il doppio della cubatura”. Però non ci sono i tanto contestati grattacieli. “Io ho fatto una battaglia per il rispetto delle regole. A Tor di Valle si possono costruire 100mila metri quadrati aperti, adesso gliene regalano 200mila”. A chi vengono regalati? “Il Comune di Roma, se accetta la transazione sui cui stanno lavorando, che è il doppio di quanto era previsto dalle regole per quella zona, li regala alla Roma”. Lo stadio si doveva pensare altrove? “Lo stadio – ha detto Berdini a Rai Radio1 – si poteva costruire in zone già edificate, dove magari i bambini scendono da casa e vanno alla scuola della Roma, come fanno a Torino”. Dove si sarebbe potuto costruire? “Per esempio a Romanina, in zona Roma Est”. Lei è tifoso? “Si, della Roma”. Eppure da molti romanisti è stato definito laziale per il suo veto contro lo stadio…”E’ la cosa più infamante – ha scherzato Berdini a Un Giorno da pecora -, ma capisco il tifoso che vede solo un pezzetto del ragionamento”. Se fosse per lei lo stadio lo intitolerebbe a Totti? “Perché no? Ma di solito si intitola a persone defunte, quindi lasciamolo tranquillo”. E’ più facile che si faccia la legge elettorale o lo stadio? “Secondo me la legge elettorale”.
“Ora – prosegue Berdini – la Raggi è preparata per fare il sindaco, è migliorata. Ormai siamo ad un anno dalle elezioni, siamo al 20% del percorso”. Eppure in quell’intervista a La Stampa, che provocò un putiferio, le disse che la sindaca capitolina non era in grado di governare perché impreparata strutturalmente. “Se avessi 40 anni non avrei l’esperienza che ho. La Raggi ha 20 anni meno di me ed è chiaro che ci poteva essere impreparazione”. Nell’attuale giunta mancano ancora dei tasselli fondamentali, però… “Oggi, a distanza di quasi 12 mesi dalle dimissioni della Raineri, a Roma manca ancora il Capo di Gabinetto: non era mai successo nella storia di Roma”.
Capitolo emergenza spazzatura: “Il problema dei rifiuti a Roma è gigantesco e forse non è tutta incapacità dei Cinquestelle: per 40 anni abbiamo convissuto in mezzo all’abitato di Roma con la discarica di Malagrotta. E’ difficile risolvere questo problema ma va affrontato con rigore: si deve dire, ad esempio, faccio 4 discariche, ne faccio 5 oppure 18 che siano. Al momento non ci sono ancora indicazioni”. Il Comune dice che è colpa della Regione…”Ma è il Comune che decide, poi la Regione è l’interlocutore istituzionale, con cui si discute e si collabora”.
Infine, bordate su Marra e Romeo: “Il 16 dicembre c’è stato un arresto importante, quello di Marra”. Lui però è solo una persona, non una banda…”Diciamo, allora, che c’era un capo banda…” E gli altri ‘membri’ della banda chi erano? “Io frequentavo poco il palazzo, ma era evidente che c’era questa esternalità di alcune decisioni,io avevo questa sensazione”. C’era anche il Salvatore Romeo? “Certo, lui era il capo della segreteria – quindi è chiaro”. In sostanza, quindi, la ‘banda’ da chi è formata? “Basta, la banda era molto ristretta, era una banda di due”.