Lega, 600mila preferenza al Sud: vince a Riace e in Valsusa

Anche a Lampedusa, ma votano solo in 600 su 5mila. E a Capalbio il Carroccio sbanca: 47,2%, 26 punti punti in più del Pd

C’era la festa della Lega a Pontida, quel 13 giugno del 2009. Matteo Salvini è in maglietta a mezze maniche, circondato dai suoi sostenitori. Alza il bicchiere di birra e fa partire il coro: “Senti che puzza scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani…”.

Sono passati giusto dieci anni e il Capitano incassa i voti anche di quelli che per anni ha chiamato terroni: 600mila preferenze in tutto il sud, 13mila a Napoli; recordman da Pescara a Palermo. Vola oltre il 30% anche a Riace, il comune che la sinistra ha battezzato modello d’accoglienza per i migranti e che evidentemente tanto modello non si sentiva, visto che Mimmo Lucano neanche ce l’ha fatta ad essere eletto consigliere. Matteo Salvini assieme alla vittoria si prende anche i simboli, lasciando a M5s e Pd le briciole.

Il primo è, appunto, Riace; l’altro è Lampedusa: la Lega vola al 45% anche se votano in 600 su oltre 5mila. E però Pietro Bartolo, il medico di ‘Fuocoammare’ che va a Bruxelles con il Pd con 220mila voti, sull’isola prende 250 preferenze contro le 410 di Salvini.

Altri simboli, altre vittorie: Lega sopra il 42% ad Amatrice e Arquata del Tronto, i paesi del terremoto di agosto 2016, e sopra il 50% a Macerata, la città dove la morte di Pamela ha scoperchiato l’insofferenza diffusa verso gli immigrati.

Un discorso a parte merita la perfomance dei Verdi, che spopolano in Germania e in Italia stentano. Il miglior risultato lo ottengono nel nord est, andando di poco sopra il tre, ma al sud e nelle isole i temi ambientalisti sono confinati sotto il 2%.

E i cinquestelle? Due sorrisi, nella disfatta: a Vulturara Appula, il paese del premier, con il 49,82%. E nel feudo del leader, Pomigliano d’Arco. Di Maio aveva votato tra i sorrisi e le iperboli dei fan: “Sei il Maradona della politica”. Ottiene un 44,59% e confina la Lega al 5,68%, anche se pure a casa sua in 351 preferiscono Salvini.

Per il resto, solo dolori. Tradisce Sant’Ilario, nella Genova del fondatore: al seggio di Beppe Grillo il Movimento prende il 13% e viene scavalcato sia dal Pd sia dalla Lega. E volta le spalle a Di Maio pure la Val di Susa, terra no Tav e dalla nascita del Movimento feudo grillino: a Chiomonte, il comune del (finora) unico cantiere italiano, la Lega è al 36 e i 5S al 23%, a Susa, 33,4% contro 26,5%. Salvini ha già detto a lettere cubitali che il treno va fatto, ora sembra dirlo anche parte della valle.

In casa Pd cantano vittoria. E visto come era uscito il partito dalle politiche forse è anche vero. Come è realtà che le grandi città del centronord, Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma, non hanno tradito. Ma il lato oscuro è nei dettagli: piccoli grandi segnali di certezze che crollano. L’Umbria, complice Catiuscia Marini, frana rovinosamente, con i dem che perdono 26 punti e la Lega che passa dal 2,5% al 38%; l’Emilia delle Coop che una volta era rossa e ad ogni elezione vira sempre un po’ più verso il verde del dio Po e di Alberto da Giussano, che poi oggi è l’azzurro sovranista, regala il primato regionale al Capitano con il 33,8%, come il Lazio, dove il divario con il Pd è di 9 punti. E la Toscana? Sono dolori anche lì, visto che il 33,51% è, di fatto, una sconfitta: primo partito ma 23 punti in meno, mentre la Lega sale di 29 punti ed è al 31,48%.

Un segnale chiarissimo, che si ripete tale e quale a casa di Matteo Renzi: Rignano sull’Arno volta le spalle all’ex premier punendolo con un -24% mentre la Lega sale dall’1,79% al 23,19%. Che non siano più i tempi del 40% è evidente anche sulla spiaggia radical chic di Capalbio, altro simbolo che già aveva mollato i dem alle politiche e che oggi conferma la sua scelta: 47,2% alla Lega, ventisei punti in più del Pd. Poi c’è Moncenisio. Nel comune più piccolo d’Italia è’ andato a votare il 100% degli aventi diritto, 32 persone. La Lega prende poco più del 34% ed è il primo partito con 11 voti. E gli altri? Sette voti ai cinquestelle, 5 al Pd. L’ennesimo simbolo che finisce a Salvini. (fonte Ansa)

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