Roma è considerata da diverse organizzazioni mafiose “un terminal privilegiato per lo sviluppo delle proprie reti criminali”. A dirlo è il prefetto di Roma Matteo Piantedosi, ascoltato ieri dalla commissione parlamentare antimafia.
“La significativa capacità demografica – ha spiegato Piantedosi- garantisce una costante alimentazione del mercato di consumo delle sostanze stupefacenti. La presenza sul territorio dei più importanti hub di trasporto aereo e ferroviario, con destinazioni anche intercontinentali, assicurano la movimentazione di uomini e merci verso qualsiasi meta. Mentre “l’elevata concentrazione di disoccupati e immigrati extracomunitari, 250mila al 31 dicembre 2020 solo quelli regolari” per il prefetto “offrono un bacino di manovalanza a basso costo da impiegare anche in attività illegali”.
Rispetto alla mappatura degli “insediamenti mafiosi” è emerso che nelle Capitale operano diverse organizzazioni mafiose tradizionali, vale a dire ‘ndrangheta, camorra e in misura minore, Cosa Nostra. “Soggetti che – secondo Piantedosi – mantengono legami storici con consorterie mafiose d’origine costituenti, inoltre, una testa di ponte per ogni genere di interesse. Sulla scorta delle più recenti risultanze investigative giudiziarie coordinate dalla direzione distrettuale antimafia romana, e degli omologhi uffici giudiziari calabresi, è confermata l’operatività, nella Capitale, di affiliati alle ‘ndrine”.
Ci sono “quelle originarie del Reggino – come i Tegano, i De Stefano, i Gallico, i Moleti, i Piromalli, i Bellocco, i Pesce, Alvaro, Pelle-Vottaro, Strangio, Marando – e del vibonese – come i Fiorè-Razionale di San Gregorio D’Ippona federate con i Mancuso. Ma anche i Gallace di Catanzaro. Soggetti organici alle ‘ndrine Molè e Mazzagatti, i Morabito che sono più nella zona di Morlupo, Castelnuovo di Porto, Rignano Flaminio, Riano e Capena”.
Nell’elenco della famiglie mafiose fatto dal prefetto ci sono anche i Moccia. “La presenza del gruppo familiare riconducibile all’area napoletana, precisamente di Afragola, è segnalata a partire dal 2010”, ha spiegato Piantedosi. I Moccia avrebbero cominciato a investire ingenti capitali soprattutto nel settore della ristorazione, ma anche in quelli immobiliare e caseario, “da ultimo il business della illecita commercializzazione di carburante e del riciclaggio di centinaia di milioni di euro in società petrolifere intestate a meri prestanomi insospettabili. I Mazzei, i Graviano, i Santapaola-Ercolano, i Rinzivillo, i Cuntrera Caruana. Questi sono gruppi e famiglie delle mafie storiche mantengono legami con i territorio di provenienza”