“Appare evidente che eventuali errori, imprecisioni e/o discrasie afferenti alle dichiarazioni giustificative non sono suscettibili di rivestire alcuna rilevanza in questa sede penalistica, potendo tutt’al più costituire indice di un sistema organizzativo improntato, soprattutto nella prima fase, a imprecisione e superficialità”. E’ quanto affermato dal giudice per l’udienza preliminare di Roma, Pierluigi Balestrieri, nel documento con il quale motiva la sentenza di assoluzione dell’ex sindaco Ignazio Marino in merito alla vicenda “scontrini”. L’accusa dalla quale Marino è stato affrancato dal gup era quella di aver pagato 56 cene non istituzionali con la carta di credito del Comune.
Lo stesso magistrato, nel medesimo documento sottolinea: “In altri termini, tenuto conto del modello ricostruttivo adottato dallo staff del Marino in vista della predisposizione dei giustificativi relativi alle cene da questi offerte con la carta di credito -modello ispirato, come detto, ad approssimazione, posto che le relative occorrenze erano state per lo più genericamente desunte dalla disamina dell’agenda istituzionale del primo cittadino, e intempestività, posto che, specialmente nel primo periodo, i giustificativi erano stati formati a distanza di mesi rispetto a tali occorrenze- non sembra consentito attribuire a detti giustificativi alcuna violenza probatoria in funzione dell’accertamento della finalità eventualmente privatistica perseguita dal medesimo”.
I giustificativi, aggiunge il magistrato, proprio per il loro carattere “approssimativo e intempestivo” non consentono “di desumere l’evidenza di una spesa compiuta per fini non istituzionali”. Le stesse cene finite al vaglio della procura, “avevano superato il vaglio dell’Ufficio del Cerimoniale, della Ragioneria Generale e, indirettamente, quello della Corte dei Conti, la quale non aveva svolto in proposito rilievi di sorta”.
“La lettura delle motivazioni depositate dal Gup di Roma, Dott. Pierluigi Balestrieri, ha confermato quanto da noi sostenuto sin dall’inizio e cioè che il Prof. Marino non ha mai utilizzato risorse pubbliche per finalità private, ma semmai più volte si è verificato il contrario”. Così in una nota congiunta Enzo Musco e Franco Moretti avvocati difensori dell’ex sindaco di Roma Ignazio Marino.
“La sentenza parte dall’esame dell’imputazione di truffa ed esclude categoricamente nel merito che il Professor Marino sia potuto venire a conoscenza di quei marchingegni che l’hanno determinata e della quale ha beneficiato il Pignatelli – aggiungono – La sentenza esclude altresì qualunque coinvolgimento e qualunque consapevolezza del Professor Marino rispetto alla falsità delle firme apocrife a suo apparente nome apposte in calce a tutti i giustificativi di spesa. Esclude altresì in maniera altrettanto categorica la sussistenza del peculato con riferimento a tutte le cene contestate: sia rispetto alle sette di iniziale attenzione mediatica sia rispetto alle ulteriori quarantanove successivamente aggiunte nel corso delle indagini. L’onestà di Marino – hanno concluso i suoi difensori, richiamando la rigorosissima motivazione della sentenza – è stata dimostrata con abbondanza di argomenti e siamo pertanto pienamente soddisfatti”.
“Rese note le motivazioni della mia assoluzione. Riconosciuta la mia onestà resta il delitto politico contro #Roma”. Così, su twitter, l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino.