Medici di famiglia in prima linea anche per la diagnosi dei casi di Covid-19 e cure a casa in tutte le situazioni in cui cio’ e’ possibile. Piu’ volte indicata come uno dei cardini per fare fronte alla nuova prevedibile ondata di infezioni, la medicina del territorio si organizza, pur tra difficolta’ e ritardi.
Cosi’, una prima squadra di 311 medici di base del Lazio e’ pronta a partire per effettuare i tamponi rapidi negli studi, con un progetto pilota estendibile ad altre Regioni, e sempre a Roma parte anche un piano per l’assistenza a domicilio che vede alleati medici di base e Istituto Spallanzani. Passi concreti finalizzati a decongestionare gli ospedali nel caso l’emergenza si aggravasse, ma non e’ ancora abbastanza secondo l’ex ministro della salute Girolamo Sirchia. Di fatto, afferma, della medicina territoriale “se n’e’ parlato molto, ma si e’ fatto poco e l’organizzazione del territorio e’ inesistente”. Come prima cosa, propone, “bisognerebbe cominciare a disegnare seriamente la casa della Salute, cioe’ il centro di aggregazione dei medici e dei servizi sul territorio”.
Intanto una iniziativa concreta e’ quella avviata dalla Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), che ha dato la disponibilita’ a effettuare i tamponi rapidi direttamente negli studi. E dopo l’annuncio da parte del premier Giuseppe Conte nei giorni scorsi di 5 milioni di test rapidi destinati proprio agli studi dei medici di famiglia, i primi pronti a partire sono i medici del Lazio. Gia’ in 311 hanno risposto al bando della Regione e hanno dato la propria disponibilita’, annuncia il vice segretario Fimmg Pier Luigi Bartoletti. “Abbiamo gia’ avviato la formazione per questi medici – sottolinea – a fronte dell’attuale emergenza nella quale il virus, purtroppo, pare correre piu’ veloce di noi. Per quanto riguarda noi medici, potremo essere pronti ad effettuare il servizio entro pochi giorni”. Ovviamente i tamponi rapidi, chiarisce, “si potranno eseguire rispettando alcuni parametri: gli studi devono ad esempio essere dotati di un ambiente dedicato, con una uscita separata, e su appuntamento”.
Anche la Liguria ha fatto un accordo regionale in tal senso, che prevede un compenso specifico poiche’ il medico svolge tale servizio in orario extra-ambulatorio, spiega il segretario nazionale Fimmg Silvestro Scotti. Alcune Regioni stanno facendo dunque da apripista, ma per l’applicazione a livello nazionale, precisa Scotti, “e’ stata avviata la procedura per l’approvazione dell’atto di indirizzo ed un documento all’esame della Conferenza Stato-Regioni indicherebbe nella popolazione scolastica ed i contatti asintomatici la platea principale cui destinare i tamponi”. I medici quindi sono pronti, ma “va potenziato il personale negli studi e vanno garantite risorse per attrezzare gli stessi in sicurezza attingendo ad esempio – sottolinea Scotti – ai fondi di 1 mld per la medicina territoriale del dl Rilancio”.
Non solo studi.
L’obiettivo e’ pure quello di entrare nelle case dei malati. E a questo punta un altro progetto pilota, battezzato ’10 per 10′, tra la asl Roma 3 e lo Spallanzani: ogni medico si fara’ carico di 10 assistiti Covid e con uno specifico device andra’ a casa dei pazienti per misurare parametri vitali, fare un’ecografia polmonare e somministrare le terapie sperimentali dello Spallanzani. Insomma, bisogna rimettere al centro la domiciliarita’ e in questo, osserva il direttore sanitario dell’Istituto Francesco Vaia, medici e pediatri “possono davvero essere la svolta”. Cio’ con l’obiettivo di evitare cio’ che sta gia’ accadendo in Lombardia, dove pazienti che potrebbero essere curati a casa, avverte il direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano Giuseppe Remuzzi, stanno invece affollando gli ospedali. Un contributo sul territorio sta inoltre arrivando anche dalle farmacie: potra’ infatti essere estesa ad altre Regioni l’iniziativa dell’Emilia Romagna, dove le farmacie stanno effettuando gratuitamente test sierologici agli studenti e lo loro famiglie.