Milano: dal 2025 stop alle sigarette all’aperto

Dal primo ottobre parte il divieto di circolazione in area B e area C per le auto, gli autobus e i taxi a benzina Euro 3

Nel 2025 a Milano verranno introdotte novità nell’ottica di migliorare la qualità dell’aria e la salute dei milanesi: la prima, partita dal primo gennaio, è il divieto di fumo anche all’aperto, mentre la seconda, al via dal primo ottobre, è il divieto di circolazione in area B e area C per le auto, gli autobus e i taxi a benzina Euro 3 (circa 20mila auto, fonte aci).

Sempre il primo ottobre, viene introdotto il divieto di circolazione per le moto e i ciclomotori alimentati a miscela (motore a due tempi) Euro 2, a diesel Euro 2 e a benzina (motore a quattro tempi) da Euro 0 a Euro 1.

Dal Rapporto MobilitAria 2024, realizzato da Kyoto Club e dell’Istituto sull’Inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iia) che analizza i dati della mobilità e della qualità dell’aria al 2023 nelle 14 città metropolitane italiane, è emerso che, in termini di emissioni di gas serra, il contributo dei trasporti è significativo. Nelle nove città italiane candidate a raggiungere zero emissioni al 2030, la media complessiva in termini di emissioni derivanti dal settore dei trasporti è il 23,5 per cento sul totale.

Inoltre nel 2023 l’andamento della mobilità nelle principali città italiane è progressivamente tornato alla situazione precedente alla pandemia Covid-19. La mobilità urbana è ripresa, l’auto è rimasta protagonista degli spostamenti urbani e il tasso di motorizzazione, tra i più elevati dell’Ue, ha continuato ad aumentare. Lo studio sui dati di qualità dell’aria indica inoltre che i valori medi annui registrati per le 14 città metropolitane nel 2023, seppur diminuiti ,ancora presentano delle importanti criticità. Se si valuta infatti l’impatto sulla salute dell’inquinamento atmosferico, viene rilevato nel rapporto, sono ancora molte le morti premature e gli anni di vita persi (YLL) associati all’inquinamento atmosferico in Italia. L’impatto economico del Valore di una vita statistica (Vsl), che quantifica quanto si risparmia riducendo il rischio di morte prematura a causa degli inquinanti del traffico, varia notevolmente tra le 14 città esaminate nel rapporto, con stime che vanno da 17 milioni fino alla cifra di 7 miliardi di euro.

Agli interventi per cercare di diminuire l’impatto degli inquinanti sulla salute dei cittadini si aggiunge, dunque, anche la stretta sui divieti di fumo. Come già previsto dall’articolo 9 del Regolamento per la Qualità dell’Aria approvato dal Consiglio Comunale nel 2020, dal 1° gennaio 2025 il divieto di fumo a Milano sarà infatti esteso a tutte le aree pubbliche o a uso pubblico all’aperto, incluse vie e strade, a eccezione delle aree isolate in cui è possibile rispettare la distanza di 10 metri da altre persone. Il divieto di fumo riguarda solo i prodotti del tabacco, mentre è ammesso l’utilizzo di sigarette elettroniche (e-cig). In città, il divieto di fumare è già in vigore dal 2021 in alcune zone specifiche come le fermate dei mezzi pubblici, i parchi e le aree verdi, tra cui le aree cani e le aree giochi, i cimiteri e le strutture sportive, come ad esempio gli spalti. Si tratta di un provvedimento che ha l’obiettivo di contribuire a ridurre il PM10, ossia le particelle inquinanti nocive per i polmoni, e quindi di migliorare la qualità dell’aria della città, a tutela della salute dei cittadini e delle cittadine, comprendendo altresì la protezione dal fumo passivo nei luoghi pubblici, frequentati anche dai più piccoli.

“Questo secondo step riguardante il divieto di fumo inserito nel Regolamento per la Qualità dell’Aria che estende, di fatto, a tutta la città il divieto già in vigore in diverse aree e zone, è in primis un’azione di sensibilizzazione che punta a scoraggiare stili di vita che sappiamo essere dannosi per la salute di tutte le persone, non solo dei fumatori – spiega l’assessora all’Ambiente e Verde Elena Grandi -. Il fumo di sigaretta, secondo i dati di Arpa Lombardia, è infatti responsabile del 7 per cento delle emissioni di polveri sottili. Stiamo parlando, quindi, di un provvedimento che vuole essere un’azione concreta di cui potranno beneficiare tutti, sia in termini di salute personale che di benessere generale.

I comportamenti dei singoli possono fare la differenza e contribuire al miglioramento della qualità dell’aria della nostra città, quindi, da fumatrice, sarò la prima a cambiare le mie abitudini: sono consapevole che fare rispettare questo provvedimento non sarà semplice né immediato, ma sono anche convinta che sarà uno strumento per avviare un vero cambio culturale. Ecco perché contiamo sulla collaborazione di tutte e tutti. Sono felice che questa misura stia trovando l’appoggio del mondo scientifico e ci auguriamo che tutta la comunità scientifica, condividendo questo provvedimento, possa contribuire e aiutarci nell’opera di sensibilizzazione riguardo ai danni del fumo”.

La nuova legge “anti fumo” di Milano viene introdotta a 20 anni dall’entrata in vigore della cosiddetta “Legge Sirchia”, dal nome del ministro della Salute Girolamo Sirchia che la introdusse il 16 gennaio 2003, che vietò il fumo nei luoghi chiusi, pubblici e privati aperti al pubblico. Contrariamente alle più fosche aspettative la misura fu accolta con favore. Secondo un’indagine svolta 20 anni fa dall’Istituto superiore di sanità, solo il due per cento dei gestori di bar e ristoranti aveva registrato proteste da parte dei clienti, favorevoli nel 76 per cento dei casi, e solo l’11 per cento aveva riportato perdite finanziarie significative. “Quello contro il fumo all’aperto – commenta il segretario generale di Confcommercio di Milano Marco Barbieri – è un provvedimento che sembra richiamare, per impostazione, quello della chiusura delle porte dei negozi, una battaglia ideologica superata dall’evidenza dei dati”. Barbieri si dice “convinto che le battaglie civili vadano affrontante avendo il coraggio di prendere provvedimenti decisi e concreti”.

Qui, evidenzia, “il tema riguarda fumo, inquinamento e salute. Si tratta di questioni complesse che toccano sia aspetti educativi che di salute pubblica. In merito al fumo, sarebbe opportuno considerare l’importanza di un approccio educativo, piuttosto che limitarsi a introdurre ulteriori restrizioni che, ai fini pratici, avrebbero ripercussioni economiche negative sui pubblici esercizi e nessun effetto sui fumatori. Credo invece che un investimento significativo andrebbe inserito nei percorsi scolastici per sensibilizzare i giovani fin da piccoli sui danni del fumo, coinvolgendo medici, esperti e ‘influencer’ seguiti da ragazze e ragazzi. Magari trovando qualche voce di bilancio nelle entrate dei monopoli statali”. Riguardo a eventuali messaggi istituzionali, prosegue Barbieri, “sarebbe un gesto significativo se figure pubbliche, come assessori comunali o altre istituzioni, potessero offrire un esempio diretto impegnandosi a smettere di fumare e condividendo il percorso con i cittadini, sottolineando che la salute personale e pubblica va ben oltre la distanza prescritta dalla legge, sia essa di 8,5 metri o 10,5 metri. E infine, per quanto riguarda l’applicazione dei regolamenti, sarà interessante osservare come verranno gestiti in futuro in occasione di eventi pubblici, assicurandosi che eventuali normative vengano applicate in modo coerente”.

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