A 18 anni dal delitto di Serena Mollicone le indagini sulla morte della studentessa di Arce si avviano alla conclusione e potrebbero finalmente approdare ad un processo. La Procura di Cassino ha infatti inviato l’avviso di chiusura inchiesta per cinque indagati, ovvero tutti i membri della famiglia di Franco Mottola, ex comandante della stazione dei carabinieri del paese in provincia di Frosinone, e due altri militari. Rischiano così il processo il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, la moglie Annamaria e il figlio Marco, accusati di omicidio aggravato e occultamento di cadavere, il sottufficiale dell’Arma Vincenzo Quatrale, indagato per concorso in omicidio, e il carabiniere Francesco Suprano che deve rispondere di favoreggiamento. Secondo un’informativa dei carabinieri del comando provinciale di Frosinone, redatta sulla scorta di accertamenti del Ris e acquisita già nel febbraio scorso dalla Procura di Cassino, Serena fu uccisa, presumibilmente dopo un litigio, negli alloggi della caserma dei carabinieri di Arce. A colpirla sarebbe stato il figlio di Mottola, Marco. La ricostruzione del delitto tratteggiata dalla perizia medico-legale indicò una compatibilità tra lo sfondamento della porta dell’alloggio della caserma dei carabinieri di Arce e la frattura cranica riportata dalla studentessa. Forse Serena, conclusero i periti, fu spinta durante una lite sbattendo la testa.
I sospetti, proprio in occasione della perizia, si concentrarono sul figlio del comandante della stazione dei carabinieri. La perizia del Ris, contenuta nell’informativa e che segnò una svolta nelle indagini, rilevò che dopo essere stata uccisa il corpo di Serena fu spostato nel boschetto dell’Anitrella dove poi fu trovato con mani e piedi legati dal nastro adesivo e una busta di plastica in testa. La vicenda giudiziaria dell’omicidio della diciottenne Serena è stata lunga, tortuosa e segnata da episodi anche inquietanti. Due anni dopo il delitto fu arrestato con le accuse di omicidio e occultamento di cadavere Carmine Belli, un carrozziere poi prosciolto nel 2006 da ogni accusa dalla Cassazione.
Ad aggiungere mistero ad un caso intricato anche il suicidio del carabiniere Santino Tuzi che nel 2008, prima di essere ascoltato dai magistrati: Tuzi si uccise sparandosi nella sua auto forse per il timore di raccontare l’inquietante verità e la presunta catena di pressioni e depistaggi che gravitavano attorno alla morte della studentessa scomparsa il 1 giugno del 2001 e poi trovata morta due giorni dopo. Tra le ipotesi anche quella che Serena quel giorno andò nella caserma dei carabinieri per denunciare alcuni traffici, forse legati alla droga. Poi la lite e la tragedia. Da quel giorno sono passati 18 lunghissimi anni nei quali il padre di Serena ha più volte chiesto verità. Diciotti anni di indagini e, ora sembrano dire gli accertamenti, anche di depistaggi. Poi la svolta con la perizia del Ris. Ora in 5, e tra loro tre carabinieri, rischiano il processo.