Mondo di Mezzo, confisca milionaria a Carminati, Buzzi e co.

provvedimento notificato dal Gico della Gdf. Opere d'arte, conti correnti, immobili, quote, auto e depositi per decine di milioni di euro

Carminati

Immobili, opere d’arte, terreni, conti correnti, quote sociali, macchine, libretti di deposito, obbligazioni, fabbricati, moto. C’è di tutto nell’elenco stilato dai giudici e confiscato nell’ambito dell’inchiesta sul “Mondo di Mezzo”, o anche detta “Mafia Capitale”. Il valore complessivo è di decine di milioni di euro.

La decisione è stata presa dal tribunale speciale per le misure di prevenzione di Roma, presieduto da Guglielmo Muntoni, che ha accolto in pieno le tesi della Procura capitolina. Secondo il collegio i diversi indagati sono “pericolosi socialmente” e la loro pericolosità, “ritenuta di rilevante spessore, ancora oggi ha i caratteri dell’attualità”.

Il provvedimento, notificato al Gico della Guardia di Finanza per la sua esecuzione, è stato emesso nei confronti dell’ex estremista di destra Massimo Carminati, del suo braccio destro Riccardo Brugia, del cosiddetto ‘ras delle cooperative’ Salvatore Buzzi, degli imprenditori Cristiano Guarnera, Agostino Gaglianone, Giuseppe Ietto e poi per Roberto Lacopo, Fabio Gaudenzi e Giovanni De Carlo. Il tribunale ha anche disposto la misura della sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno a Roma per tre anni e presentazione alla polizia giudiziaria un giorno a settimana, nei confronti di Lacopo, Guarnera, De Carlo, Gaglianone, Ietto e Gaudenzi.

La misura dovrà essere applicata una volta espiata la pena definitiva. Analogo provvedimento potrebbe esser adottato – si aggiunge – per Carminati, Buzzi e Brugia, condannati in primo grado a pene pesantissime (rispettivamente 20 anni, 19 anni e 11 anni di reclusione) Il collegio ha quindi pronunciato “difetto di buona fede” per due istituti bancari in relazione a un mutuo di 150mila euro ciascuno concesso ad Alessia Marini, la compagna di Carminati, e a Lacopo, con perdita del diritto di ipoteca.Il processo d’appello – si ricorda – è ancora in corso. I pubblici ministeri hanno sollecitato che venga riconosciuta la contestazione della associazione per delinquere di stampo mafioso.

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