Municipio Roma VI: aggressione a don Coluccia alza allerta, minisindaco scrive a governo

Nicola Franco, qui servono uomini e mezzi delle forze dell'ordine

L’aggressione a don Antonio Coluccia avvenuta ieri sera nei pressi del civico 38 di via dell’Archeologia a Tor Bella Monaca di Roma, sembra aver avuto un effetto contrario a quello sperato da chi ha progettato e da chi ha messo in pratica il gesto. La procura di Roma che coordina le indagini, oltre a contestare il reato di tentato omicidio al 28enne che, alla guida di uno scooter, ha tentato di investire il sacerdote “anti-spacciatori”, non esclude che il giovane, tra l’altro ferito a un braccio da un colpo di pistola esploso da un agente della scorta, sia in realtà un esecutore. Gli inquirenti, quindi, ipotizzano vi siano dei mandanti. Se l’aggressione fosse stata finalizzata a intimidire il sacerdote, e le istituzioni, nel tentativo di liberare il campo ai clan dello spaccio, l’obiettivo sarebbe stato tutt’altro che raggiunto. La reazione della società civile è stata compatta e completamente solidale con don Coluccia il quale al Tg1 ha detto di aver avuto paura quando ha visto lo scooterone che accelerava.

“Ho pensato che mi colpisse. A salvarmi è stato l’operatore della scorta che mi ha spostato. Non avevo mai visto l’aggressore, nelle piazze di spaccio hanno un servizio di controllo” con scooter o monopattini “e certamente non mettono il casco. Questo aveva il casco”. Don Coluccia ha agiunto che a “Tor Bella Monaca già abbiamo dato fastidio quando abbiamo fatto la fiaccolata della legalità. Quando arrivano le autorità, gli onorevoli, arrivano coloro che hanno gli strumenti per cambiare un territorio; chiaramente questo non è piaciuto”. Sul gesto di ieri don Coluccia ha anche detto che si è trattato di “un’intimidazione. Forse pensavano di togliermi dalla faccia della terra, ma continuerò ancora” con l’impegno “in maniera più forte perché ci sono persone che hanno bisogno di queste presenze”. Sembrano buone le condizioni di salute sia dell’agente ferito che dello stesso aggressore, raggiunto da un colpo di pistola al braccio. Ma mentre si aspetta di conoscere l’esito delle indagini, l’episodio ha acceso nuovamente un faro sul “quartiere difficile di Roma” considerato uno dei maggiori centri di spaccio d’Europa.

Tra i messaggi di solidarietà c’è anche chi ha lanciato l’allarme. Nicola Franco, presidente del Municipio Roma VI che governa le Torri, ha scritto al governo per segnalare, con i numeri, la necessità di intervenire in maniera decisa. “Negli anni Novanta – ha detto -, quando fu inaugurata, la stazione dei carabinieri di Tor Bella Monaca aveva 53 uomini, oggi, trenta anni dopo, ne ha 28. Possiamo fare anche tutte le manifestazioni che vogliamo, possiamo tenere accesi i riflettori anche con la stampa, ma se poi manca la presenza fisica degli uomini, dei mezzi e di tutto il resto, è impossibile” garantire la sicurezza “perché io non posso andare a combattere 14 clan mafiosi che sono presenti su questo territorio con una bandiera bianca. Sto scrivendo una lettera ai ministri Crosetto e Piantedosi e anche alla premier Meloni perché qui servono uomini e mezzi. Ognuno deve fare la sua parte. Noi siamo in prima linea e ci mettiamo la faccia. Non è possibile pensare che Tor Bella Monaca è come Trieste-Parioli o Esquilino, qui ci vuole un’attenzione maggiore”.

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